• 29/04/2019

Loredana Lipperini, piccoli riti quotidiani di magia nera

Loredana Lipperini, piccoli riti quotidiani di magia nera

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Il mistero più grande è la realtà. Quello spazio definito, solo in apparenza, da rigidi confini logici. E che, invece, alberga in sé le infinite varianti delle coincidenze. O certi beffardi, e inspiegabili, scherzetti giocati dal Caso. O, ancora, i frammenti di tenebra che si insinuano all’improvviso in piena luce. E non è a caso se a scrutare da vicino gli aspetti più strani, più refrattari a una spiegazione razionale, ci abbiano provato scrittori grandissimi. Da Tommaso Landolfi e Julio Cortázar, da Jorge Luis Borges a Murakami Haruki, da Paul Auster a una giovane e straordinaria narratrice statunitense come Marisha Pessl. Per citarne solo alcuni.

La realtà è quell’orizzonte che resta immutabile per un numero imprecisato di giorni. E che poi, all’improvviso, muta in maniera inaspettata. Lasciando entrare nel proprio perimetro qualcosa di insolito, strano, perturbante. Inspiegabile. Piccole anomalie che generano grandi domande. Intermittenze della vita che ci fanno giustificare l’esistente di altre ipotesi. Il convivere, in parallelo con il nostro mondo, una dimensione dove sono di casa la superstizione, tutto ciò che la nostra mente cataloga come impossibile. Storie di “Magia nera”, come la chiama Loredana Lipperini nel suo nuovo libro di racconti pubblicato da Bompiani (pagg. 230, euro 16).

Non stupisce affatto che la giornalista e scrittrice Loredana Lipperini, conosciuta per la bravura e la serietà testimoniate dalla militanza sul fronte della letteratura come amatissima voce del programma “Fahrenheit” di RadioTre Rai e firma del quotidiano “la Repubblica”, si metta a giocare con quel tipo di narrativa che il Premio Nobel Mario Vargas Llosa ha definito, con sopracciglio alzato e evidente disgusto, “light”, Perché vale la pena ricordare, infatti, che proprio lei, una decina d’anni fa, è stata al centro di un caso editoriale piuttosto interessante.

Nel 2009, infatti, Loredana Lipperini aveva deciso di mascherarsi dietro lo pseudonimo Lara Manni per pubblicare un romanzo fantasy con Feltrinelli dal titolo “Esbat”. E il gioco dev’esserle piaciuto parecchio. se due anni dopo con Fazi editore ha deciso di proseguire il suo fantastico viaggio, completando la trilogia con “Sopdet. La Stella della Morte” e “Tanit. La Bambina Nera”. Lei stessa, del resto, un po’ di tempo dopo ha confessato di essersi servita di un eteronimo per esplorare un genere letterario affascinante e stimolante.

In “Magia nera” sceglie un’altra via. Non certo quella indicata da Aleister Crowley, il negromante inglese conosciuto come la Grande Bestia , o da altri santoni della via oscura all’esoterismo. Loredana Lipperini preferisce, infatti, puntare lo sguardo su una serie di personaggi del tutto normali. Anzi, a tratti perfino banali. E lasciare che, all’improvviso, qualcosa di strano strisci dentro le loro giornate tutte uguali.

Diviso in quattro parti di tre racconti ciascuno (“Matrimoni”, “Madri”, “Ribellioni”, “Doni”), il libro parte subito da una storia, “Tu stessa, per inseguirlo”, che potremmo definire dolorosa, straziante, umanissima. Perché segue il tormento di Cecilia che ha perso il suo compagno di vita, e grande amore, all’improvviso. Il problema è che Michele non è morto per caso. Si è sentito male nel corso di un litigio furioso. In cui lei lo accusava di avere rinunciato alle proprie chance di carriera per ridursi a fare il fattorino. Ma adesso la vita sembra concedere a Cecilia il privilegio di poter tornare indietro. di rivivere quel momento terribile.  A condizione che sia disposta a guardare fino in fondo all’abisso.

Per Elena, la protagonista di “Soltanto due euro”, le delusioni di un matrimonio ormai logoro, la rabbia esplosiva nei confronti del marito che si è trovato un’altra, trovano inquietanti riflessi in due cristalli a forma di piramide che compra per un paio di euro, appunto, in un negozio che vende cose usate. Da quando porta a casa gli inutili oggettini, che tanto la affascinano, tuitto comincia ad andare storto. A prendere una strana direzione. Per Viola e Alice di “Stride la vampa” è chiaro, invece, che la morte è solo un passaggio transitorio. E che se “i roghi non illuminano le tenebre”, visto che bruciare vivo Giordano Bruno in Campo de’ì Fiori a Roma non è servito a spazzare via le sue idee, allora si può continuare a sperare che una persona amata possa ripercorrere a ritroso i passi che l’anno spinto verso il regno delle tenebre.

E se “Madame” per Maria, che non ha più nulla da sperare dalla vita, può diventare il tramite per trovarsi al centro di una buona novella insperata e del tutto controcorrente, di un futuro da ridisegnare, per Arianna di “Ventuno giorni” la speranza di dare una svolta alle sue giornate inutili, alle sue notti torturate dalla musica a palla di una pizzeria sotto casa, arriva da una ragazza che cucina il sushi e assomiglia a una fata. Basta non farla arrabbiare.

Scegliendo di “non percorrere la strada obbligata del realismo”, convinta che ogni storia, alla fine, riesca a evocare qualche presenza arcana, Loredana Lipperini si muove all’interno dei parametri schemi deludenti e ripetitivi della realtà con una grazia narrativa e una forza d’immaginazione che conquistano pagina dopo pagina. Le dodici storie di “Magia nera” costruiscono una galleria di personaggi, inquiete traiettorie, soglie da attraversare con un pizzico di timore, segni del comando che funzionano solo se ci credi, dove è bello perdersi. Lasciando che la ragione, per una volta, sia costretta allo scacco matto dalla fantasia.

<Alessandro Mezzena Lona

 

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