Se ti porti la guerra dentro, non puoi fare sconti a nessuno. Non a te stessa, perché in qualunque parte del mondo andrai sarai sempre straniera. E non basterà un abito bianco comperato con lo sconto da Goodwill per sentirti americana. Non puoi farli a tuo figlio, perché dovrai costringerlo, a suon di schiaffi, a capire che non deve attirare l’attenzione degli altri su di sé. Dal momento che “già sei vietnamita”, quindi un diverso, un ospite a casa di chi non ti vede con simpatia. E nemmeno potrai regalare illusioni a chi si avvicinerà con amore a quel ragazzo. Soprattutto se è uno uguale a lui. Un uomo. Perché già è complicato ammettere di essere omosessuali. Se, in più, hai la pelle di un altro colore, gli occhi di chi viene da un mondo “altro”, sarai per sempre fuori dalla maggioranza. Emarginato. Non gradito.
Ma un figlio non può vivere all’ombra delle paure di sua madre. Anzi, con quei tremori deve fare i conti più presto che può. Trascinarli in piena luce, costringere se stesso a fare a pugni con loro. Esattamente come Ocean Vuong, lo scrittore, poeta e saggista americano di origine vietnamita, che ha voluto confrontarsi con il proprio essere diverso in un mondo di tutti uguali in un romanzo di debutto davvero originale e centrato. Si intitola “Brevemente risplendiamo sulla terra”, lo ha tradotto la bravissima Claudia Durastanti (leggi in questo blog Arcane Storie l’intervista “La libertà è sfidare il silenzio” del 18 marzo 2019) per La nave di Teseo (pagg. 292, euro 18). Un romanzo in forma di lunghissima lettera che l’autore scrive alla madre. Un memoir di straordinaria modernità, dove l’autore, scappato dal Vietnam nel 1990 quando aveva due anni, riesce a fare i conti con i temi dell’identità, dell’integrazione, della ricerca della felicità, dell’importanza di trovare un centro di gravità per se stessi al di là del giudizio degli altri. Facendo dialogare mondi apparentemente lontanissimi. Tanto che scrittori e artisti come Roland Barthes, James Baldwin, Marcel Duchamp, diventano luminose presenze, come stelle comete pronte a rischiarare il cammino dell’autore.
È Hartford, Connecticut, la città americana che accoglie Little Dog dopo la fuga dal Vietnam. Ed è lì che il protagonista di “Brevemente risplendiamo sulla terra”, il romanzo che ha rivelato il talento narrativo di Ocean Vuong, dopo il suo debutto poetico di “Cielo notturno con fori d’uscita” acclamato dal T.S. Eliot Prize nel 2018, comincia a scrivere una lunga lettera alla madre: “Ti sto scrivendo da un corpo che un tempo è stato il tuo. Questo significa che sto scrivendo come un figlio”.
La madre, la donna donna dal nome di fiore, Rose, lo ama profondamente. Rappresenta tutto il suo mondo di adolescente, insieme a nonna Lan. E cha sa calmarlo cantandogli “Happy birthday to you”, anche al telefono, perché è l’unico brano che conosce in lingua inglese. Ma sa anche picchiarlo con violenza, all’improvviso. Quando la sua nevrosi, legata alla guerra del Vietnam, le fa perdere completamente il controllo. “Quando finisce una guerra? – si chiede Little Dog – Quando potrò pronunciare il tuo nome e fare in modo che combaci solo con il tuo nome e non con tutto ciò che ti sei lasciata alle spalle?”.
La madre è terrorizzata dal fatto che Little Dog non sappia difendersi dal mondo. Ma, al tempo stesso, insieme a nonna Lan, fa l’impossibile perché lui possa davvero integrarsi. Perché si senta americano, e si faccia riconoscere come tale. Perché lui può davvero vivere il sogno di ogni immigrato nel grande Paese a stelle e strisce. A patto che riesca a costruirsi uno scudo tutto suo contro la crudeltà di quella terra promessa. Sogno americano che la madre proietta in due ingredienti fondamentali dell’alimentazione degli States: il pane bianco e la maionese, confusa con il burro. E servita nei giorni speciali come fosse davvero l’elemento capace di fare la differenza in tavola. Di dare il tocco giusto di benessere a un frugale pasto.
Ma quel sogno rischia di finire gambe all’aria quando Little Dog capisce che a lui piacciono i ragazzi. Si innamora di Trevor, con lui fa le prime esperienze carnali. Da lui si sente dire che non potrà restare una checca per tutta la vita, perché quello è solo un rito di passaggio. Una zattera di salvezza per due naufraghi, così uguali eppure così diversi. Dato che l’alter ego del protagonista è destinato a finire nell’abisso delle droghe. Spinto verso il baratro da una complicata convivenza con un padre che si è ormai arreso alla vita. E dall’assenza di un futuro, che lo rende parente stretto di tanti “ultimi” dei romanzi di John Steinbeck.
Scritto con una lingua che riecheggia tutta la delicatezza e la forza della poesia, costruito con grande coinvolgimento e altrettanta ricchezza narrativa, capace di alternare il dramma alla commedia, l’oscuro ricordo di una lurida guerra, come quella combattuta dalle truppe americane in Vietnam, alla grande ironia di un ragazzo che cresce con sole donne a riempire il proprio orizzonte, e di quel microcosmo si fa portavoce di tutti i piccoli riti, i tic, le idiosincrasie, le ingenuità e i ricordi molesti, “Brevemente risplendiamo sulla terra” consegna ai lettori un personaggio, come Little Dog, capace di fare della propria vita una rappresentazione intensa, dolorosa, buffa, necessaria. E mette in primo piano un autore nuovo come Ocean Vuong, da cui è lecito aspettarsi grandi cose, da qui in poi. Perché questo suo libro di debutto ha saputo inserirsi nel filone del grande romanzo americano con assoluta originalità. Dal momento che crea un ponte sottile, instabile, eppure perfettamente in grado di resistere agli scossoni più violenti della diffidenza e del pregiudizio, tra Occidente e Oriente.
“Che lo vogliamo o no – scrive Ocean Vuong – viaggiamo in una spirale, creiamo qualcosa di nuovo a partire da qualcosa che è andato”.
<Alessandro Mezzena Lona<