• 31/03/2021

Hervé Le Tellier, “L’anomalia” che riscrive la realtà

Hervé Le Tellier, “L’anomalia” che riscrive la realtà

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Per molti sarà un’informazione difficile da decrittare. Quando leggeranno, nella stringata nota biografica di Hervé Le Tellier, che lo scrittore francese è presidente dell’Oulipo dal 2019. Eppure lì, in quelle poche parole, sta la chiave per capire e apprezzare un romanzo strano, articolato, a tratti sconcertante eppure bellissimo come “L’anomalia”. Perché si fa riferimento al progetto Ouvroir de Littérature Potentielle, l’Officina di letteratura potenziale creata nel 1960 da quel geniaccio di Raymond Queneau, autore di libri rivoluzionari come “Zazie nel metro”, “Esercizi di stile”, “Piccola cosmogonia portatile”, e dal matematico François Le Lionnais. Una sorta di perenne reinvenzione della struttura narrativa per convincere gli scrittori stessi a elaborare schemi liberi per forma alla trama. Una macchina crea-storie, insomma, governata dal potere assoluto dell’immaginazione. Ispirata, al tempo stesso, dalla logica stringente dei problemi matematici e dalla infinita possibilità di variazione delle mosse inventate dai giocatori di scacchi.

Così, chiarito il metodo di lavoro che governa l’approccio alla letteratura di Hervé Le Tellier, sarà più facile gustare un romanzo come “L’anomalia”. Ciclopica macchina da storie, intrecciate una all’altra, eppure perfettamente libere di seguire ognuna la propria traiettoria, che ha portato lo scrittore parigino a conquistare l0’anno scorso il, Prix Goncourt. E che, adesso, arriva tra le mani dei lettori italiani nella traduzione di Anna D’Elia per La nave di Teseo (pagg. 362, euro 20).

È splendido pensare che la giuria del Goncourt abbia trovato il coraggio di premiare un’opera folle e geniale come “L’anomalia”. Perché in questo libro, Hervé Le Tellier è stato capace di far convivere la grande tradizione del romanzo ottocentesco (c’è l’omaggio a Lev Tolstoj di “Anna Karenina” a pagina 55, quando il capitolo “La lavatrice” inizia con un “Tutti i voli tranquilli si somigliano. Ogni volo turbolento lo è a modo suo”, ironica rielaborazione dio “Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suoi”), con i più luminosi tentativi di spezzare quel canone collaudato: da “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino allo stesso Raymond Queneau dei “Fiori blu”. Senza dimenticare un gioiello di rivoluzionaria ideazione narrativa come “La vita, istruzioni per l’uso” di Georges Perec.

“L’anomalia” è un manuale di depistaggio. Un volo libero tra le storie che finisce per proiettare nel cielo della trama tante figure quante sono capaci di disegnare gli stormi di uccelli pronti alla migrazione. Hervé Le Tellier illude il lettore, nelle prime pagine, di servirgli bello fumante uno di quegli intrecci che fanno tanto romanzo hard boiled. Qualcosa alla Cornell Woolrich, per intenderci. Una sorta de “La sposa in nero” rivisitato con le intuizioni contenute in “Delitto e castigo” di Fedor Dostoevskij. Ma non bisogna cadere nella trappola dello scrittore parigino. Perché quella dell’assassino su commissione Blake è soltanto una delle possibili, infinite direzioni che prenderà, poi, il romanzo nel suo dilagante procedere.

E sì, perché “L’anomalia” diventa molto in fretta un grandissimo calderone di destini. Tutti raggruppati nel volo Air France da Parigi a New York del marzo 2021. Un viaggio che porterà il Boeing 787 ad attraversare una spaventosa tempesta di ghiaccio nel cielo. La peggiore mai vista. Tanto che da quell’ammasso di nuvole dai colori dell’apocalisse l’aereo uscirà per ben due volte. A distanza di tre mesi. Duplicando non soltanto l’apparecchio volante, ma tutti i passeggeri che sono a bordo. Compreso Victor Miesel, lo scrittore che pensa di avere concluso i propri conti con la vita dopo aver ultimato il suo ultimo romanzo: “L’anomalia”, appunto.

Che in ognuno di noi abiti un Altro, un doppio, lo hanno raccontato in tanti. Da Robert Louis Stevenson de “Lo strano caso del dottor Jekyll e e di Mister Hyde” fina al Thomas Tryon de “L’altro”. Ma Hervé Le Tellier si spinge molto più in là. Perché immagina che uno sfasamento spazio-temporale, perfettamente contemplato dalle teorie della Fisica, possa far convivere negli stessi istanti, e nei medesimi luoghi, due persone che sono la stessa persona. Mettendo a dura prova non soltanto i meccanismi più sofisticati e canonizzati della nostra logica, o i millenari principi su cui si basano i principali credo religiosi, ma anche il concetto stesso di unicità dell’individuo, di responsabilità nei confronti della società e della legge, di convivenza e di divisione delle responsabilità.

Esplosivo come un generatore di storie che non si ferma mai, accompagnato da una prosa “pronta ad abbandonarsi ai ghiribizzi estemporanei, al potere del gioco”, come scriveva Italo Calvino nella sua “Piccola guida alla Piccola cosmogonia” di Raymond Queneau, ironico eppure capace di ripercorrere con mai pedante precisione i sentieri esplorati dalla scienza nel tentativo di spiegare le molte stranezze del nostro esistere, “L’anomalia” è uno dei romanzi più originali e sorprendenti del terzo millennio. Perché sa galleggiare tra le presunte verità e i molteplici inganni di quella che chiamiamo realtà. Senza mai smettere di ricordare che la letteratura è la perfetta sintesi tra un concesso di filosofi e la più sfrenata riunione di amanti del divertimento.

Come sostiene Victor Miesel, il romanzesco autore de “L’anomalia” inventato da Hervé Le Tellier: “C’è qualcosa di mirabile che sopravanza sempre la conoscenza, l’intelligenza e persino il genio, ed è l’incomprensione”.

<Alessandro Mezzena Lona

 

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