• 26/05/2023

Campiello: in cinquina Tobagi, Pincio, Cai, Ballestra e Tuena

Campiello: in cinquina Tobagi, Pincio, Cai, Ballestra e Tuena

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Se il mondo alza barriere, rafforza confini, si chiude a riccio davanti alle sollecitazioni di altre realtà, la letteratura corre in direzione contraria. Si apre a contaminazioni con altri generi. Lo dimostra la cinquina  del Premio Campiello, numero 61, di scrittori e libri votati ieri nella splendida sede universitaria di Palazzo Bo a Padova. Quest’anno la giuria ha mandato in finale alla prima tornata un terzetto formato da Benedetta Tobagi con un libro in bilico tra il saggio e il romanzo: “La Resistenza delle donne” (Einaudi). Insieme a lei accedono alla finale Tommaso Pincio con “Diario di un’estate marziana” (Giulio Perrone), che ha costruito il suo testo su una passeggiata per le vie di Roma alla ricerca di Ennio Flaiano: e poi Marta Cai con “Centomilioni” (Einaudi), storia di un’anonima “zittellona di provincia” che scivola verso la passione e la violenza.

Non c’è riunione a Padova senza un po’ di suspense, questo si sa. E allora, la Giuria dei Letterati presieduta da Walter Veltroni, per il terzo anno consecutivo, di cui fanno parte Emanuele Zinato, Pierluigi Battista, Daria Galateria, Federico Bertoni, Roberto Vecchioni, Daniela Brogi, Lorenzo Tomasin, Chiara Fenoglio, Silvia Calandrelli, Edoardo Camurri, ha giocato un po’ a tenere tutti con il fiato sospeso. Infatti, Silvia Ballestra con il suo libro “La Sibilla. Vita di Joyce Lussu” (Laterza) è entrata tra i cinque finalisti alla terza votazione. Mentre uno scrittore di lungo corso come Filippo Tuena ha duellato con Francesco Piccolo fino alla quinta tornata di voti. Incassando, proprio nell’ultimo giro di dichiarazioni, ben sette preferenze con il suo “In cerca di Pan” (Nottetempo).

Meritatissimo il posto in cinquina per Filippo Tuena, che nel passato è già stato premiato con il Grinzane Cavour, il Bagutta e il Viareggio per il suo ispirato e interessante progetto letterario. Ma, forse, a penlizzare “La bella confusione” di Francesco Piccolo è stato anche il fatto che tre romanzi targati Einaudi nella finale del sessantunesimo Campiello sarebbero stati davvero un’esagerazione. Considerando che, a bocca asciutta, rimangono comunque editori importanti come La nave di Teseo, Giunti-Bompiani, Feltrinelli e altri. E che, nella prima votazione un paio di voti li aveva raccolti anche Paolo Milone, pure lui nella scuderia dell’editrice torinese.

Va detto, anche, che i medi e piccoli editori non sono praticamente mai entrati in gara. L’unico che, fino a un certo punto, sembrava avere qualche chance di successo è stato Gian Marco Griffi con “Ferrovie del Messico”, pubblicato da Laurana. Che, però, sembra potersi giocarsi assi migliori per entrare in finale al Premio Strega. Da segnalare le scelte, come sempre controcorrente, di Edoardo Camurri, che dei cinque finalisti ha votato soltanto Marta Cai nella prima tornata. E, poi, ha continuato a sostenere in maniera pervicace “I manoscritti dei morti viventi” dio Giovanni Mariotti (La nave di Teseo). Anche quando era chiaro, ormai, che il quinto posto se lo giocavano Filippo Tuena e Francesco Piccolo.

“Sono i grandi romanzi che giudicano i lettori, che li mettono in discussione. Non deve mai avvenire il contrario”, ha detto Camurri per spiegare le sue scelte. “Io amo i libri che sono espressione dell’unicità. Quindi, potrei dire sintetizzando: no all’induzione, sì alla frammentazione del lavoro letterario”.

Il Campiello Opera Prima quest’anno ha premiato “L’ultima innocenza” di Emiliano Morreale (Sellerio). Un libro dove il cinema diventa punto di riferimento privilegiato per raccontare e mettere a fuoco, con grande forza narrativa, il divenire della Storia del ‘900. La giuria ha voluto assegnarer anche una menzione speciale a Ada D’Adamo, scomparsa il primo aprile di quest’anno, per il suo romanzo “Come d’aria” pubblicato da Elliot. Un libro che parla d’amore e di dolore con grande pregio linguistico e umanità. In cui la scrittrice, che viveva a Roma, ha saputo raccontare, con dirompente poetica, la malattia e il rapporto con la figlia.

“Abbiamo assistito a una demolizione totale dei confini che delimitavano la produzione letteraria – ha spiegato Pierluigi Battista -. Nel senso che la Storia e la cronaca, il saggio e la biografia, hanno assunto forma narrativa. Ci sono autori che parlando di altri personaggi, in realtà, raccontano anche se stessi. L’editoria dovrà tenerne conto, perché questa nuova deriva ci dice che il romanzo non è affatto morto. Ma si sta trasformando ancora una volta. Perfino il racconto di un fatto di sangue, ‘A sangue freddo’ di Truman Capote, può essere strutturato in forma letteraria”.

Secondo Daniela Brogi “l’autofiction ha fatto il proprio tempo. Rimane, invece, la possibilità di raccontare se stessi mentre ci si addentra nella vite degli altri. Nel frattempo, ho notato che cresce l’attenzione per storie nuove, per vite che arrivano da lontano e che ancora la letteratura non aveva raggiunto”.

Ancora una volta, Roberto Vecchioni ha voluto mettere una frecciata polemica nel tracciare un bilancio dell’annata letteraria. E, anche, una facendo la sintesi del lavoro di lettura e di valutazione come giurato: “Si può vivere senza scrivere”. Magari uno può decidere di mettere assieme un testo per sé, ma non farlo poi leggere agli altri. E io, appena mi iombatto in un luogo comune, butto via direttamente il romanzo”.

Interessante il commento di Chiara Fenoglio, che ha notato un rovesciamento dei rapporti molto stretti tra settima arte e scrittura: “Quest’anno il cinema sembra avere offerto alla letteratura temi, motivi, suggestioni, rovesciando il rapporto tra questi due mondi di invenzione. Che, finora, funzionava al contrario: perché era la letteratura a fornire idee al cinema”.

Adesso, i 300 lettori della giuria popolare avranno tre mesi abbondanti per leggere i cinque romanzi finalisti. E per emettere, poi, il loro verdetto. Che porterà all’incoronazione del vincitore del Premio Campiello numero 61 sabato 16 settembre al Teatro La Fenice di Venezia.

<Alessandro Mezzena Lona

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