• 17/02/2020

Claudia Petrucci, “L’esercizio” di manipolare le vite degli altri

Claudia Petrucci, “L’esercizio” di manipolare le vite degli altri

Claudia Petrucci, “L’esercizio” di manipolare le vite degli altri 427 235 alemezlo
Innamorarsi di qualcuno non è difficile. Provare a specchiarsi nella sua vita, per scavare un angolino dove sistemarsi. Per ritrovare la propria immagine riflessa in quella dell’altro, dell’altra. È già più complicato. Ma che cosa può accadere se, a un certo punto, proprio al centro della coppia si spalanca un abisso? Un vuoto inaspettato di storie taciute, di cose dette a metà, di traiettorie balorde, che costringono a ripensare ogni parola, ogni singolo gesto, da un’altra prospettiva? Fino a concedere due sole alternative: provare a rimettere assieme i frammenti del passato, oppure inventarsene un’altra di storia. Del tutto nuova. Più simile a un sogno mai realizzato. Qualcosa che sfiori la perfezione?

È questo l’enunciato, in forma scheletrica, del teorema narrativo che ha portato Claudia Petrucci a scrivere il suo romanzo di debutto. E “L’esercizio”, pubblicato da La nave di Teseo (pagg. 335, euro 18), si rivela, fin dalle prime pagine, una delle opere prime più interessanti e originali apparse sul mercato italiano negli ultimi anni. Tanto che il romanzo della scrittrice che vive a Perth in Australia, che dopo una laurea in Lettere moderne conseguita a Milano ha lavorato come copywriter, web content editor e social media manager, collaborando a riviste come “Cadillac” e “minima&moralia”, uscirà presto anche in Francia e in Germania.

Ma è bene dirlo subito, “L’esercizio” non ruota attorno all’algida perfezione di un costrutto matematico. Anzi, Claudia Petrucci non esita a immergere le mani nella corrente impetuosa del vivere, nel melmoso e torbido susseguirsi di giornate in apparenza tutte uguali. Ma che, in realtà, nascondono sempre, la scrittrice trentenne nei propri angoli di penombra, rivelazioni difficili da immaginare. E, spesso, da accettare. E poi, con grande passione letteraria, schiva la moda dell’autofiction. Si allontana dal vezzo contemporaneo dell’aggrapparsi ai propri disagi per costruirci sopra un libro. Piuttosto,. si fa conquistare dall’infallibile incedere della tragedia classica. Dove ogni personaggio è dotato di numerose maschere. Dove niente è mai come appare, e non esistono verità inconfutabili. Dove, a ben guardare, c’è sempre un burattinaio che muove i fili delle vite altr. E non serve che sia un Deus, tanto meno ex machina, perché spesso il manipolatore  è qualcuno di molto meno astratto. E più vicino.

Giorgia e Filippo sono due ragazzi qualunque. Si incontrano a una festa di laurea, e lui resta colpito dalla fragilità di lei. Mentre lei si lascia conquistare dall’assoluta normalità di quel giovane uomo dai grandi sogni. Forse non è un amore travolgente, ma a loro basta. E quando decidono di condividere le loro giornate, la realtà ha già pensato di spazzare via dall’orizzonte un bel po’ di sogni. Così l’aspirante giornalista deve rassegnarsi a prendere in gestione il bar dei genitori, che non si rivela poi quel grande affare. Giorgia, invece, finisce dietro la cassa di uno dei tantissimi, anonimi supermercati che riempiono l’Italia.

Ed è proprio lì, in una giornata qualunque passata a digitare i codici dei prodotti scelti dai clienti, che Giorgia rivede Mauro. E insieme a lui, gran sciupafemmine, ma anche vero appassionato di teatro, che riprende forma il vecchio sogno della ragazza. Quello di  recitare. Di trovare un proprio ruolo, come attrice, sul palcoscenico. Normale che Giorgia ritrovi nei ricordi, e nell’offerta che lui le fa di essere protagonista del suo nuovo spettacolo, quel senso di sicurezza che le aveva dato sentirsi felice in scena proprio mentre stava vivendo dei momenti difficili. Ed è inevitabile pure che riaffiori quel sentimento ambiguo che l’ha legata al suo vecchio compagno e maestro di teatro.

Ma Giorgia è una ragazza fragile. Non ha mai rivelato davvero a Filippo quanto complicata sia quella che lui considera una normale irrequietezza della compagna. Intorbidita dalla depressione di vedersi costretta a condurre una vita fin troppo normale. Senza illusioni all’orizzonte. Riportarla in scena, come progetta Mauro, potrebbe spalancare orridi precipizi di ansia. Come puntualmente accade. Tanto che l’ex cassiera del supermercato, proprio la sera della prima, perde il controllo di se stessa e il contatto con la realtà. Finendo in una clinica psichiatrica in stato catatonico. Incapace di capire quello che accade attorno a lei. E di interagire con il mondo che sta fuori dalla bolla di cui è rimasta prigioniera.

Filippo avrebbe tutte le ragioni per scagliarsi contro Mauro. Per accusarlo di avere rovinato la vita a Giorgia, e a lui. Inseguendo il desiderio di realizzare una delle sue migliori pièce teatrali. Ma l’attore e regista è capace di insinuarsi nella vita del ragazzo con grande abilità. Lo affianca, lo consola, lo incoraggia. Lo aiuta a non perdere mai la speranza. E anche quando lo psichiatra che cura Giorgia si mostra assai scettico su una possibile guarigione della sua paziente, lui escogita un piano folle. Luciferino.

Sì, perché Mauro parte dalla convinzione che solo un buon copione potrebbe riportare Giorgia alla realtà. In pratica, Filippo dovrà scrivere un testo da far interpretare alla sua compagnia. Un canovaccio che le faccia rivivere, recitando, i momenti salienti della sua vita di prima. Le giornate normali, spesso banali, ma prive di angoscia, di tormento. Solo così potrà ancorarla a una concreta finzione. E sottrarre al gorgo della follia quella che, a guardarla, sembra una povera creatura condannata a vivere il resto dei suoi giorni nella nebbia dell’incoscienza.

Ma anche in questo caso, la domanda giusta è: quali effetti potranno avere le emozioni forti che quel copione così banale, visto che fotografa la vita reale, eppure così intimo e perturbante, scatenerà nella mente, nei sentimenti di Giorgia? La risposta sta tutta nella parte finale di un libro sorprendente, originale, scritto con passione e grande cura per i personaggi, come “L’esercizio”. Dove Claudia Petrucci  si rivela molto brava a costruire un crescendo di tensione e partecipazione alla storia che non conosce attimi di stanchezza. Perché il romanzo fila dritto verso la conclusione ponendo domande inquiete. Dal momento che per amore o per interesse, per disperazione o per semplice brama di possesso, ognuno dei personaggi si rivelerà incapace di non provare a manipolare gli altri. Piccoli deus ex machina delle vite altrui.

<Alessandro Mezzena Lona<

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