Sembra la via più facile. Quella che porta a raccontare le ore lente che scorrono nei giorni della vita. Quella che prova a guardare senza retorica, senza lasciare che la fantasia corra libera, il tempo dell’adolescenza, il tunnel spesso interminabile degli anni di scuola. La zona grigia, insomma, che sta tra la giovinezza e la maturità. L’incubatrice di sogni e delusioni. L’orizzonte limpidissimo che presto si riempirà di nuvole pesanti. Di ombre inquiete.
Ci hanno provato in tanti a scrivere quelli che vengono chiamati romanzi di formazione. Con risultati alterni, generando spesso delusioni in chi legge. Perché è difficile trovare una voce credibile che racconti il tempo magico, crudele, tormentato dell’adolescenza. Uno degli autori che ha voluto tornare con l’immaginazione agli anni beati e inquieti di quella zona di mezzo tra la giovinezza e l’età adulta è Giovanni Montanaro. E il suo libro “Le ultime lezioni” va di certo segnalato tra i più riusciti, tra i più equilibrati e bei romanzi di questo filone narrativo.
Veneziano, 36 anni, arrivato al debutto quando ne aveva 24 con “La croce Honninfjord”, seguito poi da “Le conseguenze”, “Tutti i colori del mondo” entrato nella cinquina di finalisti del Premio Campiello nel 2012, “Tommaso sa le stelle” e “Guardami negli occhi”, Giovanni Montanaro ha sempre cercato una via alla narrativa molto precisa. Puntando su una lingua nitida, che quasi mai si concede inutili preziosismi, ma che riesce a rendere il racconto levigato e lucido. Scegliendo storie lineari, mai troppo arzigogolate, che apparentemente parlano d’altro, ma hanno bene al centro del mirino il vero scopo della narrazione.
“Le ultime lezioni”, pubblicato da Feltrinelli (pagg. 165, euro 15), si muove seguendo esattamente le stesse coordinate. Al centro della storia c’è Jacopo, un ragazzo come tanti, uno tra i volti di una classe che contiene, come tutte, la compagna carina e il ragazzo burlone, quello più secchione e chi invece immagina già il proprio futuro con per niente rassegnata lucidità. Lui, il protagonista, non sa ancora cosa sarà del suo domani. E, proprio per questo, non può non provare curiosità e ammirazione per il professor Costantini. Un insegnante che sfrutta le lezioni di letteratura per alludere alla vita. Uno che non fa sconti ai suoi studenti, non si atteggia a loro compagno di viaggio soltanto un po’ più vecchio. Un adulto, insomma, capace di entrare in sintonia con i ragazzi proprio perché non ha dimenticato i suoi anni da adolescente.
Il percorso scolastico di Costantini viene interrotto bruscamente dalla morte della moglie. Al suo posto arriva una collega del tutto diversa: affascinante, piaciona, disposta a recitare il ruolo della complice dei suoi studenti,. Normale che sia accettata quasi subito dalla classe con entusiasmo. A Jacopo, al contrario, quella donna non comunica niente. Non certo quell’attrazione fatta di diffidenza e curiosità, di ammirazione e infastidito distacco, che sentiva per Costantini. E allora, decide di andare a cercare. il vecchio prof. Proprio quando inizia, per il ragazzo, la fase più delicata della sua giovane vita: il passaggio dalla scuola superiore, dove ognuno ha un ruolo ben definito, anche se non gli piace, agli anni anonimi e privi di orientamenti precisi dell’università. E poi, il desiderio di ritrovare l’insegnante di Lettere lo coglie quando pensa di essersi innamorato di una ragazza, Alice, che presto finirà per sfuggirgli.
Jacopo ritrova, così, un Costantini più ammaccato, più segnato dal dolore per la perdita della moglie. Incapace ancora a rassegnarsi al dispetto più atroce che gli ha giocato la vita: sconciare il corpo della sua unica figlia, Lucia, con una malattia che le impedisce di muoversi. Di essere come gli altri. Di amare. Dentro il corpo della ragazza, infatti,batte un cuore e lavora un cervello, che le permettono di elaborare pensieri uguali a quelli di tutti gli altri. Che la spingono a desiderare giorni liberi, sereni, pronti ad accogliere la sua femminilità. A lasciarla galleggiare nel flusso della calda vita. Sapendo bene, però, che quei sogni, lei, non riuscirà mai a realizzarli.
Non è un idillio, quello che vivono Jacopo e Costantini. Piuttosto, è l’incontro tra due anime naufraghe. Una, quella dell’uomo adulto, già ferita in profondità dalla crudeltà dell’esistere,. L’altra, quella del ragazzo, resa terribilmente inquieta dalla ricerca di un centro di gravità che non riesce a trovare. Anche se, nel lento fluire della narrazione, sembra sia più a portata di mano di quanto lui possa immaginare.
Eppure, questo rapporto fatto di gesti ruvidi, di parole trattenute, di sorrisi imbarazzati, di silenzi pieni di significato, sarà più importante di un’amicizia scoppiettante e solare. Fino a quando ci penserà il caso a recidere i fili del tempo, a cambiare bruscamente la traiettoria di vita del giovane studente e del suo professore. A interrompere una consuetudine di incontri che sembrava ormai immutabile nel tempo.
Ambientato tra Venezia, l’incantata precarietà dell’isola veneziana di Sant’Erasmo, dove i silenzi e gli odori della laguna sono visionario contrappunto, ma anche splendido fondale della storia, e Londra, “Le ultime lezioni” conferma il talento di un autore come Giovanni Montanaro, che non alza mai i toni della voce del suo narrare. Che tiene sempre ben strette in pugno le briglie del fantasticare. Ma che sa donare alle storie che scrive un incanto doloroso e magico. Anche quando punta gli occhi sulle ferite più profonde dell’anima. Quei solchi oscuri così difficili da esplorare con le parole.
<Alessandro Mezzena Lona
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