• 28/12/2017

Néjib, la sfida della conoscenza in un’immagine

Néjib, la sfida della conoscenza in un’immagine

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La prima storia era bella, coraggiosa, innovativa. Raccontava “quando David inventò Bowie”, seguendo i passi perduti di uno dei musicisti rock più amati di sempre. Ma pochi, forse, pensavano che Néjib fosse capace di costruire, già alla seconda prova da autore, una graphic novel geniale come “Stupor mundi”. Un romanzo disegnato di quasi 300 pagine dove il passato illumina il presente. Dove l’adrenalinico ritmo narrativo del thriller fa posto, dentro di sé, a un racconto filosofico, a un ragionamento sulla scienza e la superstizione, sulla fede e il Potere. Insomma, un libro che davvero non si può fare a meno di leggere e gustare, pagina dopo pagina.

Tunisino appassionato delle avventure di Spirou, che dal finire degli anni Trenta hanno tenuto banco sull’omonimo “Journal” raggiungendo un successo pari a quello di Asterix, emigrato in Francia a 10 anni e cresciuto leggendo le rivoluzionarie storie di “Métal Hurlant”, e in particolare di autori come Moebius e Tardi, Néjib ha lavorato per lunghi anni nell’editoria fino a diventare direttore artistico della casa editrice Casterman Dopo aver pubblicato parecchi libri per bambini, solo nel 2012, a 36 anni, ha debuttato come autore di graphic novel con “Haddon Hall: quando David inventa Bowie”.

Ma non c’è dubbio che con “Stupor mundi”, tradotto da Stefano Sacchitella per Coconino Press – Fandango (pagg. 287, euro 22), Néjib è riuscito a sorprendere anche chi si era accorto del suo indiscusso talento. Disegnato rendendo omaggio alle graphic novel che rispettano con scrupolo i dettami della linea chiara, senza concedersi grandi innovazioni, anzi seguendo un’ordinata sequenza di vignette all’interno di ogni tavola, questo romanzo disegnato ha vinto il Prix Révelation Quai des Bulles nel 2016 ed è entrato nella Selezione ufficiale Angoulême quest’anno.

In un Medioevo dove il potere temporale non tollera più che il Papa di Roma voglia spadroneggiare anche negli “affari di Cesare”, il più insigne scienziato del mondo arabo arriva dalla lontana Baghdad a Castel del Monte in Puglia. Annibale Qassim El Battuti, questo il suo nome, si porta dietro il sogno di riuscire a incatenare le immagini che vengono proiettate da un complicato sistema di specchi su un supporto fisso. Ma il suo progetto gli ha già creato notevoli problemi quando si trovava a lavorare dentro i confini del mondo islamico. Proprio per questo ha deciso di chiedere aiuto e protezione all’imperatore Federico Ii, conosciuto come Stupor Mundi.

Ma la Casa della luce di Annibale Quassim porta con sé la maledizione di tutte le scoperte scientifiche: attira rabbiosi sospetti. Scatena le paure delle persone che si aggrappano alla religione, alla superstizioni. Di chi preferisce illudersi che tutto derivi da Dio, per non essere costretto a farsi troppe domande. A fronteggiare i dubbi che, non a caso, vengono liquidati come raffinati strumenti del demonio.

Infatti, come nel mondo islamico l’inventore ha dovuto affrontare l’ira dei fanatici, che hanno strappato la vita a sua moglie, così a Castel del Monte si trova a dover tener testa ai sospetti di chi crede che lui stesso sia un emissario delle forze del Male. E alla perniciosa invidia dei conservatori che preferiscono rimanga tutto come sta. Perché in un mondo dove la conoscenza mette in fuga le fantasiose, contagiose teorie oscurantiste, anche il loro piccolo potere finirebbe gambe all’aria.

La sfida diventa infernale per Annibale Quassim El Battuti, per la sua giovane figlia Aniséti che ha smarrito la capacità di camminare quando è morta la madre, per il fedelissimo El Ghul strappato alla terribile setta degli Hashishìn, quando Federico II chiede allo scienziato che dalla segretissima e sorvegliatissima Casa della luce esca una reliquia mai vista da occhio umano. Ma di cui si è a lungo favoleggiato. Il lenzuolo che ha ricoperto il corpo di Gesù Cristo quando è stato deposto della croce nel sepolcro. Un prezioso falso che potrebbe cambiare l’equilibrio del potere, costringere il Papa a inchinarsi all’imperatore. A colui che ha voluto lanciarsi in una crociata, non appoggiata da Roma, per riportare la Terra Santa sotto il controllo del mondo cristiano.

Potente riflessione sulla sfida eterna, e mai sanata, tra fede e ragione, tra scienza e religione, “Stupor mundi” ha il fascino di un romanzo epico e di un libro d’avventura. Ricorda le atmosfere del “Nome della rosa” di Umberto Eco, ma anche quelle di “Alamut” di Vladimir Bartol. Soprattutto, non perde un istante solo a filosofeggiare, a dilungarsi in inutili, retoriche sottolineature dei concetti che, al contrario, preferisce mettere a fuoco davanti agli occhi del lettore utilizzando un ritmo narrativo irresistibile. Una capacità di racconto, sospesa tra la parola e un segno originale, tra i dialoghi e il succedersi delle vignette, delle tavole, che non conosce momenti di stanchezza.

<Alessandro Mezzena Lona

 

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