• 11/10/2018

Eugenia Rico, non c’è nessun diavolo al di fuori di noi

Eugenia Rico, non c’è nessun diavolo al di fuori di noi

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Le parole creano mostri. Evocano spettri, materializzano angosciosi pensieri, danno corpo alla diffidenza, alla paura, all’odio nelle sue forme più bestiali. Nessuno lo sa meglio di uno scrittore, che è capace di montare e smontare una storia in mille modi. Indirizzandola verso traiettorie dritte e rovesce, favorevoli e contrarie. E tra gli autori che in questo momento, in Europa, stanno lavorando con maggiore passione, intelligenza, bravura, c’è senza dubbio la spagnola Eugenia Rico. Nel suo Paese ha ricevuto premi importanti. In Italia, dove vive ormai da parecchi anni, si è vista riconoscere l’importanza del suo lavoro da uno dei festival più innovativi e coraggiosi: Incroci di Civiltà di Venezia.

E proprio la forza delle parole, l’uso dissennato che l’uomo ne fa da troppi secoli, ha ispirato a Eugenia Rico (nella foto con Ian McEwan) il secondo libro che viene pubblicato in Italia, dopo lo splendido “Gli amanti”. Si intitola “Il sentiero del diavolo”, lo ha tradotto Pierpaolo Marchetto per le edizioni elliot (pagg. 151, euro 17,50), porta il lettore a tornare indietro nel tempo. Lo costringe a ricordare com’è iniziata la follia della caccia alle streghe. Lo spinge a confrontarsi con un tempo apparentemente assai lontano: quello in cui, in nome della religione, si potevano incarcerare, torturare, bruciare sul rogo donne e uomini accusati di immondi commerci con il diavolo. Lo fa riflettere sul fatto che la superstizione, la diffidenza nei confronti dell’altro, i sospetti che trasformano chi è diverso da te in un essere misterioso e alieno, non sono mai tramontati davvero. Perché mutano forma con il trascorrere degli anni. Parlano altre lingue, sposano altre ideologie, contaminano altri credo spirituali e religiosi. Ma sono sempre pronte a innescare nuove intolleranza e violenza. Esorcismi e persecuzioni.

“Il sentiero del diavolo” è un romanzo in cinque parti. Dove una scrittrice decide di ritornare alla casa della sua infanzia, nelle Asturie. E lì scopre che sono rimasti ancora intatti certi atavici rituali legati alla sintonia con la Natura. Alla conoscenza delle erbe taumaturgiche, del rapporto con gli animali selvatici, dell’arcana conoscenza del succedersi delle stagioni. Dalla memoria riaffiora la storia di Ana dei Lupi, un’orfana abbandonata da tutti e violata nel corpo, che trova affetto solo in un donna, Catalina, che porta dentro di sé il mistero dei poteri di guarigione. Che vive ai margini della società, ma viene riconosciuta e riverita quando c’è da risolvere un problema di salute di qualche familiare.

Quando Catalina muore, mette in guardia Ana di non innamorarsi mai, di non lasciarsi sedurre dal mondo grande, dalle luci e dallo sfarzo delle case dei ricchi. Perché è lì che la ragazza, che parla con i lupi e ha la misteriosa facoltà di scatenare furori profondi dalle viscere della Terra, conoscerà la meschinità dell’invidia, la pericolosa falsità di chi pensa soltanto al proprio benessere. E l’accusa terribile di essere una strega. Di frequentare il diavolo, di fare malefici.

Proprio quando la follia dei processi per stregoneria, la furia degli inquisitori pronti a torturare a morte poveri innocenti nella convinzione di riuscire, così, a salvare la loro anima dal maligno, sembra arrivare al suo culmine, in Spagna appare un uomo che cambierà il corso della Storia. Si chiama Alonso de Salazar, è lui stesso un inquisitore, viene inviato proprio nel cuore del Paese, dove si teme che si annidi, come un tumore orrendo, il peccato di stregoneria. Ma lui, davanti ai numeri eclatanti di migliaia di donne e bambini che si autodenunciano, che confessano di essere in contatto con Satana, comincia a ragionare. Fa visitare da alcuni medici le ragazze che ammettono di avere avuto rapporti carnali con il diavolo, e scopre che sono ancora vergini. Controlla con grande scrupolo la verosimiglianza di confessioni, che si riveleranno poi incredibili e fasulle. Da quell’esperienza, nascerà un libro. Un testo che riuscirà a fermare per un po’ l’isterica campagna di persecuzioni contro tutti coloro che vengono anche solo sfiorati dal sospetto di avere contatti con le tenebre.

Ma l’uomo non è quell’animale mite e onesto che descriveva Jean Jacques Rousseau. Non è il “buon selvaggio” che, dallo stato di natura passa, poi, a farsi corrompere dallo stato di diritto. E, allora, Eugenia Rico ricorda che, dopo la rivoluzione di Salazar, altre cacce alle streghe presero forma. Altri roghi si accesero per estirpare l’ombra oscura del Grande Caprone. Perché quell’inquisitore, che aveva contrapposto la ragione alla superstizione, venne liquidato come un Don Chisciotte. Come un Avvocato delle Streghe, che si era lasciato abbindolare, suggestionare dalle loro lacrime.

E se l’Inquisizione rinunciava al proprio ruolo di sentinella della fede, della moralità e della difesa di un sentire sociale comune, allora era l’autorità civile a doversi muovere. Tanto che, tra il 1616 e il 1619, finirono sul rogo in Spagna oltre 300 presunte streghe. Perseguitate non più nel nome della fede, ma del diritto. Della necessità di estirpare dalla comunità chi era diverso.

Il libro di Eugenia Rico si rivela, pagina dopo pagina, un grido di rabbia e di dolore contro chi ha trasformato, e continua a farlo, la vita degli uomini in una girandola di menzogne. In un rincorrere paure che non hanno ragione di esistere. Perché, scrive l’autrice di Oviedo che vive a Venezia, “gli unici demoni sono quelli che abitano dentro i nostri cuori, il sentiero del diavolo passa da casa tua, dal tuo salotto, si alimenta ovunque un uomo maltratta una donna, e ovunque una donna maltratta un bambino”.

Scolpito come un blocco di marmo da cui esce, piano piano, la figura imprigionata nella materia, eppure ricchissimo di una gran voglia di raccontare storie, di ragionare sulla vita, di andare controcorrente per sbugiardare chi ha accecato la Storia costringendola ad avanzare verso le tenebre nell’illusione di correre incontro alla luce, “Il sentiero del diavolo” diventa sotto gli occhi del lettore un viaggio in perfetto equilibrio tra quello che siamo stati e quello che avremmo potuto essere. Se avessimo ascoltato di più la voce materna e ancestrale della Natura. Se avessimo capito che la nostra vera casa è il pianeta che calpestiamo, e brutalizziamo, ogni giorno. Se fossimo capaci di ammettere che “non esiste altro diavolo al di fuori di noi”.

<Alessandro Mezzena Lona

 

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