• 11/03/2022

Delphine de Vigan, salvate i baby influencer dai loro genitori

Delphine de Vigan, salvate i baby influencer dai loro genitori

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La famiglia è il nucleo fondante della società. Oppure, la famiglia è l’incubatrice di prevaricazioni, storture, violenze psicologiche e fisiche? La verità sta, forse, in mezzo a queste due affermazioni così roboanti e assolute. Vero è che, nel mutare della realtà sull’onda di una trasformazione tecnologica e antropologica, molti scrittori trovano proprio dietro la porta delle case, all’ombra dei nuclei parentali più stretti, gli spunti per costruire romanzi capaci di guardare negli occhi iol mondo del terzo millennio. Senza mai abbassarli, nemmeno quando la trama della storia rivela i suoi retroscena più sconcertanti.

E se è vero, come ha scritto il filosofo Byung-chul Han nel suo libro “Le non cose. Come abbiamo smesso di
vivere il reale”, tradotto da Simon Aglan Buttazzi per Einaudi Stile Libero (pagg.136, euro 13,50), “il mondo si fa sempre più inafferrabile, nuvoloso e spettrale” dal momento in cui “non abbiamo più la terra e il cielo, bensì Google Earth e il Cloud”, è altrettanto evidente che il rapporto strettissimo con i nuovi mezzi tecnologici ci ha fatto perdere di vista l’orizzonte della realtà. Illudendo una schiera sempre più nutrita di persone che la vita vera si svolga dentro il perimetro dello schermo di uno smartphone, di un tablet o di un computer.

Da sempre, una scrittrice come Delphine de Vigan ha messo al centro dei suoi romanzi la difficoltà di raggiungere un equilibrio in un mondo che non aiuta le persone a raggiungere l’obiettivo. E se in “Giorni senza fame” era l’ossessione del corpo a spingere una giovane donna verso l’anoressia, in “Gli effetti secondari dei sogni” il sospetto che per essere davvero empatici nei confronti degli altri bisogna albergare dentro di sé un desiderio di nuotare controcorrente, in “Da una storia vera” l’ossessione della celebrità e del successo, “Tutto per i bambini” affronta a muso duro la deriva contemporanea della continua esibizione di sé e la creazione di una realtà del tutto immaginata, fasulla, illusoria.

Premiata con il Renaudot e il Goncourt des lycéens per i suoi romanzi, la scrittrice di Boulogne Billancourt costruisce “Tutto per i bambini”, tradotto da Margherita Botto per Einaudi (pagg. 288, euro 19) attorno alla figura di una moglie e madre modello. Da ragazza, Mélanie Claux ha sfiorato il successo entrando nel cast di un reality show televisivo. Lei, cresciuta lasciandosi ipnotizzare dai programmi del piccolo schermo e dall’illusione di una possibile, imminente notorietà, non smette di desiderarla e aspettarla. Così, l’avvento dei social network, delle piattaforme che ti connettono con il mondo intero come YouTube, le appare subito la realizzazione di un vecchio, mai accantonato sogno.

Quando nascono prima Sam e poi la deliziosa Kim dal matrimonio con il marito perfetto Bruno Diore, che la supporta in tutto senza mettersi mai di traverso, Mélanie decide di trasformare i due figli in autentici divi in miniatura del mondo virtuale. Crea un canale You Tube, Happy Récré, interamente dedicato alla loro quotidianità. Li trasforma in piccoli divi pronti, in varie ore della giornata, a influenzare i gusti dei loro fan girando per supermercati, provando vestiti, scegliendo i più nocivi cibi da ingurgitare a volontà, indicando i giocattoli più trendy. In poco tempo, i due fratellini bruciano la concorrenza, sopravanzano altri divetti della rete, raccolgono milioni di seguaci che stravedono per loro, incassano  sponsorizzazioni che rendono la famiglia ricca e piena di ogni bendidio in maniera sfacciata.

Poi, un giorno, la piccola Kimmy sparisce. Mentre sta giocando a nascondino con il fratello e alcuni amici, si infila in un anfratto del garage condominiale e di lei non resta traccia. A parte il peluche sporco, l’animaletto che porta sempre con sé e che le dà sicurezza, a discapito delle tonnellate di giocattoli stipate negli scaffali della sua cameretta. Nelle indagini, da subito complicate per la totale assenza apparente di un movente che giustifichi il rapimento, viene coinvolta una giovane poliziotta che non crede nella perfezione della famiglia Diore. E che, andando ad analizzare quella sfacciata felicità, si imbatte in un’inquietante verità. Quando capisce che Mélanie ha messo in piedi il castello dei desideri non per costruire la felicità dei suoi figli, ma per riprendersi quei 15 minuti di notorietà che la vita aveva negato proprio a lei. Quando era entrata nel cast del reality show “Appuntamento al buio”, per uscirne praticamente subito.

Mélanie, al momento di sposarsi, avrebbe voluto togliere al cognome del marito Diore la e finale. Per far credere a tutti di essere imparentata con il notissimo stilista Christian. E poi, il castello dei sogni che costruisce è “Tutto per i bambini”, senza dimenticare che a tirare i fili di quel “Truman Show” formato famiglia è sempre e solo lei.

Costruito con il passo prima sornione, poi sempre più accelerato del thriller, “Tutto per i bambini” è un romanzo scritto con eleganza, intelligenza e passione. Costruito senza assecondare derive moraliste. Delphine de Vigan, infatti, non lancia una crociata contro l’invasione dei social network, della realtà virtuale in quella reale. Non sventola mai la bandiera della nostalgia rétro, del “com’era bello quando tutto questo non c’era”. Piuttosto, mette in guardia sull’abuso di potere, il violento uso della persuasione che spesso porta i figli a fare quello che decidono i genitori. Magari per cancellare una loro antica delusione, un sogno mai realizzato, un desiderio frustrato.

Come nei romanzi più recenti “Le fedeltà invisibili” e “Le gratitudini”, Delphine de Vigan racconta la vita senza mai emettere giudizi. Seguew l’affermarsi nel nostro tempo dei baby influencer senza dimenticare di puntare gli occhi sulla penombra che hanno attraversato i loro genitori. Rimasti bambini loro stessi nell’incapacità di liberarsi dalle antiche frustrazioni. Dal desiderio di essere quello che, poi, non sono riusciti a diventare.

“Tutto per i bambini” è un viaggio letterario, prima che uno sguardo implacabile sulla realtà, dove i colpevoli hanno il sorriso delle brave persone. Anche chi, per un po’, si mette di traverso nella vita di Kimmy e della sua famiglia. Pensando di scardinare la violenza con un atto di prevaricazione.

<Alessandro Mezzena Lona

 

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