• 03/09/2022

Campiello 60: vince il più giovane, Bernardo Zannoni

Campiello 60: vince il più giovane, Bernardo Zannoni

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Non c’è storia, il più giovane di sempre è lui. Bernardo Zannoni, 27 anni, ha vinto il Premio Campiello numero 60 con il suo romanzo “I miei stupidi intenti” pubblicato da Sellerio. L’anno scorso, Giulia Caminito era risultata la più giovane trionfatrice con i suoi 31 anni. Lo scrittore che è nato e vive a Sarzana ha creato un abisso di voti tra lui e gli altri quattro finalisti. Sono 101 le preferenze incassate da lui, contro le 54 di Antonio Pascale con “La foglia di fico” (Einaudi), le 46 di Elena Stancanelli con “Il tuffatore” (La nave di Teseo), le 43 di Fabio Bacà con “Nova” (Adelphi) e le 31 di Elena Ranieri con “Stradario aggiornato di tutti i miei baci” (Ponte alle Grazie). Il vincitore sarà ospite della giornata inaugurale di Pordenonelegge, mercoledì 14 settembre alle 21 nello Spazio Gabelli del Festival.

Lo stesso Bernardo Zannoni è rimasto spiazzato, all’annuncio del notaio che aveva completato lo spoglio delle 275 schede di votazione della Giuria popolare. “Non ho preparato un discorso”, ha chiarito subito emozionato. “Però è chiaro che sono felice e non posso che ringraziare tutti quelli che hanno creduto in me. Questo libro ha già fatto un bel casino e, ormai, cammina per conto suo”.

Il Campiello numero 60 è stato segnato dal ritorno del Premio nella sala, ricostruita dopo lo spaventoso incendio del gennaio 1996, del Gran Teatro La Fenice. Illuminato dalla bellezza e dalla bravura di Francesca Fialdini affiancata da Lodo Guenzi, che si è fatto conoscere come componente della band Lo Stato Sociale, e la voce di Diodato. A cui è stato affidato il compito di ripercorrere gli ultimi sessant’anni della musica italiana. Scegliendo e interpretando i brani più belli e indimenticabili.

Ha iniziato giovanissimo a scrivere “I miei stupidi intenti” (Sellerio). Ma, poi, Bernardo Zannoni è tornato indietro e ha cambiato tutto. A cominciare dal personaggio principale.”Gli animali hanno un tempo unico: quello in cui sono, in cui vivono. Noi abbiamo perso questa condizione nel momento stesso in cui abbiamo elaborato la coscienza. Facendo i conti con l’aspetto che ci fa più paura: la fine della nostra vita. Archie, la faina, riesce ad acquistare una coscienza attraverso gli incontri che fa. E sarà la sua dannazione, ma anche l’unico modo per elaborare una crescita”. Libro che il giovane autore ha iniziato a immaginare quando aveva 21 anni, ha trovato come scenario d’ambientazione iniziale un bosco. “Uno spazio talmente vasto che mi permetteva di metterci dentro tutti i personaggi che volevo. La prima idea era quella di scegliere per protagonista una volpe, che viveva con un fratello un po’ tocco e scriveva per il giornale della foresta. Alla fine ho scelto la faina, perché non godono della stessa simpatia e della stessa fortuna”.

“La foglia di fico” (Einaudi): dieci piante, dici simboli e altrettante storie che viaggiano nel tempo. Tra passato e presente.  Antonio Pascale ha voluto chiarire che “il titolo deriva dal mito di fondazione che risale alla nostra origine. Quando abbiamo perso il paradiso terrestre siamo diventati esseri mortali. E la natura che noi desideriamo rimanda sempre a un’ansia di immortalità. Ma fino a quando non accetteremo l’idea che non è possibile vivere per sempre, non utilizzeremo il tempo che ci è concesso per conoscerci meglio”. Lo scrittore h voluto ricordare che siamo passati da tre a otto miliardi di uomini presenti sulla Terra: “Dobbiamo per forza trovare un equilibrio tra il rispetto del nostro pianeta e il fatto che non possiamo smettere di vivere”.

Elena Stancanelli non h mai pensato di scrivere una biografia di Raoul Gardini con il suo “Tuffatore” (La nave di Teseo). “II mio è un romanzo perché la voce che racconta la storia si prende l’arbitrio di costruire una mappa degli uomini di fine ‘900. Non solo di chi gestiva il potere, perché nel libro si specchiano pure le canzoni di Fabrizio de André. Anche tramite le figure di suo padre Giuseppe, un uomo all’antica, molto colpo, che poi Gardini licenzierà da Eridania, e di suo fratello Mauro, che sarà l’avvocato dell’imprenditore e morirà purtroppo troppo presto”.

Secondo romanzo di Fabio Bacà, “Nova” (Adelphi) è il racconto dell’imponderabile. “Quando esplode la violenza è come se ci trovassimo al centro della deflagrazione di una grandissima stella. Gustave Flaubert diceva che uno scrittore deve essere mite, tranquillo, nella vita, per scatenarsi poi quando immagina una storia. E io scrivo inserendo, di tanto in tanto, qualche parola desueta, o inconsueta, perché sono convinto che ogni autore moderno lavori stando sulle spalle dei giganti della letteratura, come diceva il titolo di un album degli Oasis: Standing on the shoulder of giants”.

Trattato di disastrologia, “Stradario aggiornato di tutti i miei baci” (Ponte alle Grazie) è il viaggio di una donna dentro le sue complicate, deludenti, spesso malate storie d’amore. In cui Daniela Ranieri, facendo raccontare alla sua protagonista questi amori, parla “delle nostra società, di giustizia e ingiustizia, di profumi e gatti, di letteratura., degli scrittori amati È un saggio morale sulla realtà e su come costruiamo il nostro essere in relazione con gli altri che stanno al mondo”.

Ambientato nel mondo dei reparti psichiatrici, “Altro nulla da segnalare” (Einaudi) di Francesca Valente ha vinto l’Opera Prima del Campiello. Dopo aver trionfato al Calvino nel 2021, convincendo la giuria a concederle l’unanimità dei voti. “Un libro che ho voluto condividere non soltanto con i matti, le persone passate per i reparti psichiatrici, ma anche con chi ha avuto il coraggio di dare forma a quella rivoluzione che ha portato alla chiusura dei manicomi. A partire da Luciano Sorrentino, lo psichiatra che mi ha fornito il materiale su cui lavorare”.

Il Campiello alla carriera quest’anno ha voluto premiare Corrado Stajano, che ha raccontato l’Italia sempre a testa alta. Firma storica del “Corriere della Sera”, autore di libri e di documentari, a 92 anni compiuti ancora dice che i suoi maestri di vita sono stati i fatti. “Amo molto tutto quello che ho scritto. E devo ringraziare gli editori che mi hanno pubblicato, altrimenti uno scrittore sarebbe nudo, non avrebbe la possibilità di farsi leggere, ascoltare”. Ne “Il sovversivo” ha raccontato la storia di un ragazzo anarchico ammazzato sul Lungarno da dieci poliziotti. “Quella storia mi colpì molto. Ricordo che andai a Pisa per ricostruire tutta la sua vicenda. Poi, mi ha affascinato la figura dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, stato ammazzato per la sua onestà”: ho capito che dovevo recuperare la sua vicenda quando è iniziata la stagione di Mani Pulite”.

Il Campiello Junior, che ha debuttato nel 2022, annuncia già uno sdoppiamento. Dall’anno prossimo ci saranno due sezioni: una quella dedicata ai libri per bambini, l’altra a quelli per ragazzi. Intanto, festeggia una scrittrice che ha conquistato la giuria per la bellezza del suo romanzo e la serietà con cui costruisce i suoi libri. La friulana Antonella Sbuelz si porta a casa la prima edizione del riconoscimento con “Questa notte non torno” (Feltrinelli), prima opera dedicata in maniera specifica a un pubblico di lettori giovani adulti, dopo aver dedicato a un pubblico più “grande” romanzi affascinanti come “Il movimento del volo”, “Greta Vidal”, “La ragazza di Chagall”, che è stato finalista al Viareggio-Rèpaci.

“La spartenza” è il titolo del racconto di Alberto Bartolo Varsalona scelto dalla Giuria dei Letterati come vincitore del Campiello Giovani 2022. L’autore è un ventunenne palermitano che quando gli chiedono se questo è il primo passo per costruire la sua carriera di scrittore, risponde con grande intelligenza: “Per il momento non ci penso. Leggo tanto, studio, provo a inventare qualche storia con grande lentezza. Poi si vedrà”. Riconoscimenti sono andati anche al diciassettenne vicentino Marcello Pagliantini per il miglior racconto che ha trattato il tema della cultura d’impresa. Alla ventiduenne veronese Caterina Borini e al suo racconto “Mamma neve” è andato, invece, il riconoscimento speciale e ambientale assegnato dal Comitato Tecnico del Campiello Giovani.

Per festeggiare i 60 anni del Premio veneziano la Giuria dei letterati ha voluto annunciato un Campiello dei Campielli. Assegnato alla memoria di Primo Levi, lo scrittore sopravvissuto ai lager, che vinse la prima edizione nel 1963 sull’isola di San Giorgio a Venezia, con il romanzo “La tregua”, pubblicato da Einaudi, “per l’importante testimonianza civile e per la straordinaria qualità letteraria dei suoi testi”.

<Alessandro Mezzena Lona

 

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