• 12/02/2021

Letizia Muratori, tra i suoni di Roma pulsa il cuore della città

Letizia Muratori, tra i suoni di Roma pulsa il cuore della città

Letizia Muratori, tra i suoni di Roma pulsa il cuore della città 852 500 alemezlo
Roma la puoi amare anche se sei cresciuto nel palazzo di fronte alla fontana di Trevi. Però, devi imparare ad accettare tutto di lei. Il fascino decadente e il peso dei ricordi, le folle di turisti che spalancano la bocca per la meraviglia a ogni nuovo incrocio e i mucchi di immondizie che si accumulano senza sosta. Soprattutto, hai l’obbligo di imparare a riconoscere l’identità acustica della città. Altrimenti, non sopravviverai a lungo tra uno sferragliare delle ruote dei trolley sui sampietrini, il rombo dei locali sempre aperti, l’eco delle risse e dei “my god, but it’s fantastic” ripetuto a tutte le ore del giorno e della notte. in tutte le lingue immaginabili.

Per amare davvero Roma, insomma, bisogna essere in grado di mettere assieme una “Guida acustica della città”. Come ha fatto Letizia Muratori nel nuovo fascicolo di “The Passenger”, la straordinaria serie di volumi “per esploratori del mondo” che la casa editrice Iperborea va pubblicando ormai da tre anni.

Anche nel numero dedicato alla capitale d’Italia, come nei precedenti libri, sono state chiamate a tracciare un identikit storico, sociologico, culturale, musicale, letterario ed economico della città, firme importanti: da Marco D’Eramo, che esplora con implacabile lucidità “La città non così eterna”, al Premio Strega Nicola Lagioia, impegnato a scandagliare i lati oscuri della realtà romana in “Roma non giudica”; da Matteo Nucci, che mette a fuoco la vera “Anima della città”, ovvero il Tevere, a Francesco Piccolo, che si chiede se sia possibile capire la città eterna in “39 appunti per un libro su Roma”; da Leonardo Bianchi, che analizza le proteste popolari in “Il format della ribellione delle periferie”, a Christian Raimo, che fa un’analisi delle brutture in “L’eco della caduta”; da Floriana Bulfon, che nella “Famiglia” ritorna ancora sul clan criminale dei Casamonica, a Francesco Pacifico, che in “Campare di Campari” racconta di un gruppo di ragazzi che ha iniziato a fare musica raccontando storie di sbandati.

Non mancano le divagazioni sulla Roma calcistica di Daniele Manusia in “Cosa parliamo quando parliamo di calciotto, l’imperdibile playlist curata da Giulia Cavaliere, in cui è d’obbligo ricordare l’indimenticata “Vacanze romane” dei Matia Bazar, i consigli d’autore della scrittrice Nadia Terranova, le “Cose che cambiano” di Sarah Gainsforth e una miriade di notizie, dall’origine del nome dei sampietrini fino alla tentacolare invasione economica del Vaticano all’interno dell’urbe.

Letizia Muratori, che ha debuttato con il romanzo “Tu non c’entri”, e ha proseguito il suo percorso narrativo con molti altri romanzi, tra cui “La casa madre”, “Il giorno dell’indipendenza”, fino a “Carissimi” e il recente “Insalata russa”, dopo una parentesi milanese è tornata a vivere nella sua Roma. Tra le più originali voci della letteratura italiana del nostro tempo, non poteva regalare alla sua città uno sguardo banale, o ancor peggio distratto. Infatti proprio lei, che è cresciuta nel palazzo di fronte alla spettacolare fontana di Trevi, porta il lettore a sintonizzarsi con un sinfonia di suoni del tutto particolare. Perché oltre a guardare, bisogna imparare ad ascoltare le città.

“Io Roma non la vedo – scrive Letizia Muratori -, forse non l’ho mai vista. Ma, tanto per fare un esempio, tornandoci a vivere dopo un lungo periodo d’assenza, ho avvertito subito la differenza: sonora”.

Può accadere che il primo contatto sonoro con Roma avvenga all’alba. Quando a svegliarti non è più il frastuono fatto dal camion della spazzatura, ma il rumore dei trolley trascinati sui sampietrini. Li senti perfino quando gli onnipresenti gabbiani fanno silenzio. Ed è da lì che prende forma il catalogo acustico della città. Annovera il gocciolare dei nasoni e l’inflessibile battere il tempo delle campane, i clacson delle macchine pigiati generosamente e il fruscio del passaggio di preti e suore, il loro bisbigliare o vociare sommesso.

Non si può resistere all’alternarsi di silenzi e frastuono, di echi delle baruffe da strada e del rombo degli aerei che sorvolano la città a tutte le ore. Letizia Muratori li mette in fila come fossero i movimenti di una partitura musicale. Note su un pentagramma, assai vicino alle variazioni dodecafoniche, capaci di raccontare la metropoli più estesa d’Europa, che può vantare la più grande autostrada urbana d’Italia. E che, nonostante i suoi 2770 anni di vita, può considerarsi ben ancorata alla modernità. Visto che il 92 per cento dei palazzi è stato costruito in tempi decisamente vicini a noi.

Non si può resistere nemmeno al fascino di “The Passenger”. Perché racconta Roma, e tutti gli altri posti a cui ha già dedicato un volume, come se il viaggio non fosse solo un frenetico spostamento fisico, saltando da un aereo a un treno. Ma qualcosa che nasce a metà strada tra il cervello e il cuore, tra la fantasia e il desiderio. E in questi tempi, in cui sono di fatto aboliti i travasi di persone tra un Paese e l’altro, rimangono almeno queste praterie di carta stampata da esplorare riga dopo riga.

<Alessandro Mezzena Lona

 

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