Ne abbiamo sentite di tutti i colori sulle sorti del romanzo. Lo hanno definito orpello borghese, inutile scudiero di un passato che non passa mai, luccicante specchio adatto a riflettere solo ego ipertrofici. Al punto che più di un messaggero di sventura, nello scorrere del ‘900, ha pensato che fosse arrivato il momento di annunciare la sua fine. Eppure, in qualche modo, il romanzo è ancora lì. Inamovibile. Ma allora, come si fa a raccontare una storia dopo tutto questo uragano di polemiche, enunciati e controdeduzioni, squilli di morte? Semplice, si provano a battere altre strade. Come ha fatto Lorenzo Fusoni, milanese nato a La Spezia, 37 anni, quando si è messo a lavorare al suo secondo libro.
E sì, perché “Il libro di Josh”, pubblicato da Golem Edizioni (pagg. 111, euro 12) può piacere o non piacere. Ma difficilmente lascia indifferenti. Lorenzo Fusoni, cresciuto nel teatro dove lavora come attore e regista, e che si guadagna da vivere lavorando come consulente in una banca d’investimento, mentre scriveva il suo romanzo deve aver deciso di giocare a carte scoperte con i suoi lettori. Eliminando dalla storia tutti i fronzoli narrativi: via le descrizioni d’ambiente, di esterni e interni. Via anche gli inutili stratagemmi di raccordo tra le varie parti della trama. Spariti anche i dettagli che possono servire a connotare i personaggi, a dare loro uno spessore tridimensionale.
E allora, che cosa è rimasto? Un lunghissimo, inarrestabile, funzionale flusso di parole. Un dialogo che non si ferma mai, perché sa coprire i silenzi, mettere a fuoco i personaggi, dare sostanza alla storia, cambiare direzione. Costruire, insomma, riga dopo riga, pagina dopo pagina, un intreccio anche piuttosto complesso. Una ragnatela di eventi e figure dentro la quale, peraltro, non si smarrisce mai la retta via.
Protagonista indiscusso è lo Josh del titolo. Otto anni appena, una grande passione per i libri di Charles Dickens, deve gestire come tanti ragazzini d’oggi il baratro di incomprensioni che ha fatto allontanare suo padre dalla mamma. Del resto, non è tanto difficile capire che cosa abbia minato le sorti della famiglia, dal momento che papà Andrew è il classico uomo che non ha saputo crescere. Uno stagionato ragazzone in bilico tra la smania di innamorarsi, la difficoltà di capire come ci si comporta con un figlio e quel senso di inadeguatezza che gli viene sempre rinfacciato. Uno, insomma, che si ritrova a inseguire la vita con affanno.
Dove Fusoni trova lo scatto dello sprinter, trasformando la solita storia di padri, madri e figli sull’orlo di una crisi di nervi in un originale, seppur straniante romanzo d’avventura, è quando porta al centro dell’inquadratura la figura di un boss italoamericano assai violento, ma anche assai attaccato alla vecchia madre, che all’improvviso si ritrova tallonato e ricattato da una misteriosa Vocina. Un criminale più criminale di lui, che però non sembra avere alle spalle una lunga carriera di malefatte. Tanto da pensare di utilizzare lo stesso padre di Josh per portare a termine il suo piano criminoso. Oltre a manovrare la migliore amica del ragazzino: Peggy, un tipetto che “mangia come un fiore” e chiede per regalo un tailleur di Gucci. Normale che la madre, Helen, vada a raccontare tutto a Andrew, che guarda caso si è preso una cotta per lei.
Se non bastasse, a rendere la trama ancor più enigmatica e mutevole è la crisi d’astinenza narrativa di Rick, autore di teatro che sta tentando di finire il copione per l’importante debutto di una scalcinata compagnia di attori. Dopo una serie infinita di rinvii, lo scrittore si troverà prigioniero del regista, chiuso a chiave in una stanza fino a quando non avrà onorato la sua missione creativa. Evitando, così, di mandare tutto all’aria.
Tutto è possibile, niente è sicuro nel “Libro di Josh”. Sarà il lettore a dover rimettere a posto l’intricata matassa di storie che si sovrappongono, si intersecano, si generano per seguire, poi, traiettorie imprevedibili. C’è soltanto un momento in cui questo complesso, brillante labirinto narrativo sembra destinato a trasformarsi in una trappola senza uscita per il lettore. Ma Lorenzo Fusoni è bravo a non perdere l’assetto di volo. A superare la sfida del romanzo-tutto-dialogo con un finale originale. Che, per ovvi motivi, è assolutamente vietato rivelare.
<Alessandro Mezzena Lona