Ogni mercoledì, Dino Buzzati andava a pranzo dalla sorella Angela, detta Nina. E tra un piatto e l’altro, condito sempre dalle piacevoli chiacchiere con il cognato Giuseppe “Eppe” Ramazzotti, con cui nel 1946 avrebbe firmato lo splendido “Libro delle pipe”, lo scrittore del “Deserto dei Tartari” non si sottraeva mai al racconto di qualche favola, per intrattenere le due nipotine: Lalla e Alba Maria, che lui avrebbe chiamato sempre Pupa. Un giorno, forse stanco di ripetere le stesse storie, s’era inventato lui stesso una bellissima avventura. Immaginando che una comunità di orsi fosse scesa dalle montagne della Maremma per cercare il figlio del re, trovandosi coinvolta in battaglie, intrighi, magie e tradimenti tra gli umani. Fino a perdere la purezza che hanno tutte le creature dei boschi.
E, forse, quella storia sarebbe rimasta chiusa lì, tra i ricordi di famiglia. Se un giorno del 1945, Emilio Radius, suo collega nella redazione di via Solferino, non avesse chiesto a Dino Buzzati di scrivere e illustrare un racconto per bambini da pubblicare sul “Corriere dei Piccoli”, allora inserto del prestigioso Corrierone milanese. E l’autore nato a Belluno nel 1906, e morto a Milano nel 1972, si mise al lavoro proprio sulla favola creata per Lalla e Pupa. Così, “La famosa invasione degli orsi”, ambientata in Maremma, cominciò a uscire sulle pagine della popolare rivista a gennaio. E proseguì fino a febbraio, in sette puntate, interrompendosi nel momento esatto in cui gli orsi di Re Leonzio conquistano il regno del Granduca. Riprese l’8 aprile dello stesso anno sotto il titolo “Vecchi orsi addio”, in quattro puntate, per interrompersi, e restare incompiuta, dopo la Liberazione del 25 aprile.
Anche perché il mitico “Corrierino” sospese le pubblicazioni per un po’. E non decise di completare la storia buzzatiana nemmeno quando riprese a uscire puntualmente, nelle edicole, con la nuova testata “Giornale dei Piccoli”.
Ma l’epopea di Re Leonzio e dei suoi fratelli coperti di pelliccia non poteva fermarsi lì. Infatti, nel dicembre del 1945 Rizzoli decise di pubblicare quella storia, chiedendo a Dino Buzzati di completarla. E lo scrittore di “Un amore”, che anni dopo con “Poema e fumetti” e “I miracoli di Val Morel” avrebbe portato all’interno della letteratura la coraggiosa sfida di far convivere parole e disegni, decise di inserire alcune modifiche al testo e alla parte grafica. Dando forma alla sua “Famosa invasione degli orsi in Sicilia”. Che, quando arrivò nelle librerie, non aveva nemmeno il nome dell’autore stampato sulla copertina.
Bisognerà aspettare il 1958 per poter leggere la versione definitiva de “L’invasione”, pubblicata dall’editore Martello. Quella stessa edizione che verrà inserita nel Meridiano “Opere scelte”, curato da Giulio Carnazzi nel 1998. E, adesso. nello splendido volume in edizione speciale “La famosa invasione degli orsi in Sicilia” (pagg.207, euro 38) edito da Mondadori, con la consueta cura puntuale e documentatissima di Lorenzo Viganò, in occasione dell’uscita del film omonimo disegnato e diretto dal grande illustratore Lorenzo Mattotti.
Un volume prezioso non sono per gli studiosi di buzzatiani. Ma anche per tutti quelli che, affascinati dalla pellicola, vogliono leggere o rileggere “La famosa invasione degli orsi in Sicilia” nella sua versione definitiva. E, poi, andare a scoprire le pagine originali del “Corriere dei Piccoli”, con tutte le undici puntate rimaste inconcluse. E poi, ancora, ammirare i disegni preparatori di Dino Buzzati, che poi in parte rimasero esclusi dalla storia. Frammenti di alta bellezza grafica e di trasognata grazia narrativa. Come quello in cui lo scrittore immagina un Tempio degli eretici adoratori del bisonte d’oro, evidente allusione al vitello d’oro di biblica memoria, in cui gli orsi cominciano a perdere la loro identità. Oppure l’eruzione del vulcano che fa da sfondo a un tentativo di rapimento di una giovane donna. Oppure, ancora, le lezioni di nuoto impartite dall’isolano Gregorio agli invasori con la pelliccia.
Di grande fascino, e pieno di informazioni, di suggestioni, di sintonie, il dialogo tra Lorenzo Mattotti e Lorenzo Viganò. In cui il disegnatore e regista della “Famosa invasione degli orsi in Sicilia” rivela di essersi innamorato dei libri di Dino Buzzati “non da piccolo, come verrebbe da pensare, ma intorno ai vent’anni. Spinto dal mio amico Fabrizio Ostani, scrittore e sceneggiatore, il Jerry Kramsky con cui ho firmato numerose pubblicazioni, avevo letto alcuni libri di Dino Buzzati, Bàrnabo delle montagne, Il segreto del Bosco Vecchio, romanzo, quest’ultimo, che mi aveva colpito profondamente per la magia, gli scenari, e che vedevo un po’ come un cartone animato”.
Poi, però, è stata “La famosa invasione” a far sognare a Lorenzo Mattotti di fare un film in cui rientrasse tutta la fantasia e le magiche atmosfere dei libro di Dino Buzzati.”Così, quando Valérie Schermann, produttrice cinematografica, mi propose di fare un lungometraggio pensai subito agli Orsi”.
Sei anni di lavoro. Una lunghissima fase di lavorazione e di progettazione (leggi anche l’intervista in questo blog Arcane Storie “Lorenzo Mattotti: tra gli orsi di Buzzati c’è anche Camilleri”, pubblicata il 5 novembre 2019), e una promessa solenne: non tradire lo scrittore. Pur rendendosi conto che il libro aveva bisogno di uno sviluppo cinematografico. Per trovare la voce narrante forte, cioè il cantastorie Gedeone e la piccola Almerina, oltre al Vecchio Orso, capaci di costruire un’atmosfera, una cornice al lungo viaggio tra gli orsi che vanno alla conquista del regno degli umani. “Essere fedele all’opera di Buzzati è stato il mio obiettivo – spiega Mattotti, che ha firmato libri bellissimi come ‘Fuochi’, ‘Stigmate’, ‘L’uomo alla finestra’ – il mio pensiero costante. Fin dall’inizio ho preso l’impegno con Almerina Buzzati di non tradire il libro, ma di rispettarlo, di proteggerlo, nell’anima e nell’estetica, nella struttura narrativa e nell’ironia, nella spettacolarità e nel messaggio. Una sorta di impegno matrimoniale tra me e quel libro”.
Una promessa che ha generato un gioiello cinematografico. Grazie anche alla complicità degli sceneggiatori Thomas Bidegain e Jean Luc Fromental, di un musicista capace di scrivere una colonna sonora bella e non scontata come René Aubry. E di un coro di voci di attori, che fanno parlare i personaggi, tra cui spunta anche lo scrittore Andrea Camilleri. Felice di impersonare Vecchio Orso, poco prima che la Morte bussasse alla sua porta.
<Alessandro Mezzena Lona<