• 23/12/2023

A.J. West, un tenebroso raggiro nella “meccanica degli spiriti”

A.J. West, un tenebroso raggiro nella “meccanica degli spiriti”

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Harry Houdini, all’inizio della sua carriera, aveva lasciato che la gente si illudesse. Sì, perché giocava sull’equivoco, facendo credere che le sue straordinarie doti di escapista e illusionista avessero un retroterra assai più elevato. Pur senza mai vantarsi troppo, imbrogliava sul fatto che certi suoi numeri al limite dell’impossibile fossero facilitati da rare facoltà medianiche. La gente lo acclamava, lo venerava quando riusciva a liberarsi di catene e manette, quando portava a termine complicati giochi di mentalismo, o simulava il contatto con entità transitate dalla vita alla morte. E lui? Non disdegnava di farsi chiamare mago, anche se sapeva benissimo che senza i suoi sofisticati trucchi non sarebbe stato in grado di fare niente.

La morte dell’adorata madre Cecilia cambiò totalmente la sua vita. Perché, da quel momento, Harry Houdini, nato a Budapest nel 1874 con il nome di Erich Weisz, e non a Appletown Wisconsin come andava raccontando, cercò in tutti i modi di mettersi in contatto con lei. Di ricevere un segnale dall’aldilà per poter parlare un’ultima volta con la donna che, insieme alla moglie Bess, aveva adorato sopra ogni cosa. Entrò, così, a far parte del comitato di Scientific America, offrì un consistente premio in denaro ai medium, ai sensitivi, alle persone che dicevano di essere dotate di facoltà paranormali, in grado di dimostrare il loro arcano potere senza ricorrere a trucchi. Dopo lunghi anni trascorsi a frequentare sedute spiritiche, strane esibizioni di tutti i tipi, il grande illusionista dovette alzare bandiera bianca. Scrisse un libro, “A magician among the spirits” (pubblicato in Italia da Edizioni Mediterranee, tradotto da Angelo Airò Farulla con il titolo “Un mago tra gli spiriti”) in cui sbugiardò con implacabile precisione fasulli sedicenti medium come i fratelli Davenport, sbalorditivi falsari; Daniel Douglas Home, troppo attratto dalle pietre preziose; l’italiana Eusapia Palladino, studiata perfino da Cesare Lombroso; la truffatrice paranormale dalle mille identità Ann O’Delia Diss Debar; il dottor Slade e le sue lavagnette spiritiche, oltre a molti altri.

Una di queste storie, tra tante, ha conquistato l’interesse di un produttore radiofonico e televisivo, oltre che giornalista per la Bbc: A.J. West. Quella che il popolare volto televisivo del Buckinghamshire racconta nel suo primo romanzo, “La meccanica degli spiriti”, tradotto da Irene Abigail Piccinini per Neri Pozza (pagg. 363, euro 18). Ovvero, la storia vera di William Jackson Crawford, un ingegnere di Belfast professore all’Istituto tecnico municipale, che è diventata un po’ il simbolo di quanto forte fosse il fascino dello spiritismo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. E di quanto difficile fosse sottrarsi alla scaltrezza dei medium, pronti a difendere la propria presunta capacità di sintonizzarsi con le anime dei trapassati.

A.J. West ritorna indietro nel tempo. Focalizza il suo sguardo sulla Belfast del 1914. Adatta lo stile di scrittura a quelli che erano i canoni del romanzo classico, pur senza perdere per strada una necessaria velocità di racconto e una spigliatezza linguistica del tutto attuale. Ambienta “La meccanica degli spiriti” in un momento in cui l’Impero inglese s’è lasciato alle spalle l’era vittoriana per affrontare il convulso approssimarsi della modernità, con tutti i suoi sconvolgenti cambiamenti. Compreso quello del fallimento della missione navale un gioiello come il Titanic, colato a picco un paio d’anni prima con il suo pesante fardello di 1518 morti su un totale di 2223 persone imbarcate.

Nel romanzo, l’ingegner Crawford si trova a vivere quel momento con inflessibile devozione alla ragione e con altrettanto incrollabile fastidio verso l’occulto. Ma quando muore il suo unico figlio maschio, e sua moglie inizia a frequentare una misera famiglia in cui trova una ragazza dotata di poteri medianici eccezionali, l’ingegnere si prende la briga di studiare più da vicino il fenomeno dello spiritismo. Convinto di riuscire a smascherare in fretta i sofisticati trucchi che tengono in piedi il carrozzone medianico. Sarà lui, al contrario, a convincersi che le anime dei morti siano davvero in. grado di mettersi in contatto con i vivi. Precipitando in un baratro di false certezze e giocandosi la credibilità di lucidissimo ingegnere e severo professore. Perché finirà per costruire una serie di prove sulla credibilità della giovane sensitiva Kathleen Goligher, fasulle quanto i trucchi che lei, e la sua famiglia, hanno architettato.

Fedele all’andamento reale dei fatti, seppure innervato da una credibile struttura romanzesca in cui compaiono personaggi del tutto inventati accanto ai protagonisti della storia vera, “La meccanica degli spiriti” ha la forza delle più collaudate storie gotiche, il piglio incalzante di un thriller psicologico con inaspettati colpi di scena. Ma, al tempo stesso, contiene in sé un ‘affascinante e robusta riflessione sul tessuto sociale della Belfast d’inizio ‘900 e una sempre valida messa in guardia sul rischio di rinunciare, strada facendo a un sano scetticismo e a un opportuno richiamo alla ragione per lasciarsi suggestionare dal richiamo oscuro del mistero. E dai trucchi che abili lestofanti mettono in gioco per rendere credibile quello che, forse per sempre, resterà inconoscibile.

Ottimo il debutto narrativo di A.J. West, che si rivela capace di costruire sulle fondamenta di una storia vera un romanzo ben strutturato, divertente e perturbante.

<Alessandro Mezzena Lona

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