Fa paura sentire un buco nero che cresce dentro di te. Accorgersi, all’improvviso, che l’allegria sta sparendo, senza un motivo. Che il mondo attorno assomiglia a un cumulo di problemi, irrisolvibili. E che gli amici, le persone a cui vuoi bene, devono restare alla larga dal gorgo buio che ti sta portando via. Perché nemmeno tu sai che cosa sta per succedere. Perché quell’ospite indesiderato non ha un volto, non ha un nome. È soltanto oscurità, freddo, disagio, tristezza. Insofferenza.
Provi a chiedere in giro, nessuno sa darti una risposta precisa. È successo a Lou Lubie, come a migliaia di persone qualsiasi. Solo che lei, la scrittrice francese diventata popolare con i due romanzi per lettori giovani “Hallucinogène”, non si è arresa davanti a risposte troppo vaghe. Non ha accettato di imbottirsi di pillole senza capire il motivo del suo disagio. Di quel sentirsi sparata in alto, per poi precipitare senza un motivo. Ha preso forma, così, il suo pellegrinaggio da un medico all’altro, da uno psichiatra a uno psicoterapeuta. Fino a ottenere un verdetto chiaro: quel malstare aveva un nome preciso. Era provocato dalla ciclotimia. Ovvero, da un disturbo dell’umore caratterizzato da periodi alternati di depressione e di ipomania. Scoprendo anche che, secondo l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, il 6 per cento della popolazione mondiale ha un temperamento ciclotimico, il 2 per cento soffre di un disturbo bipolare. E nelle depressioni ciclotimiche, il rischio di suicidio è del 47 per cento.
Avrebbe potuto arrendersi a questa subdola girandola di cambi d’umore. Invece, Lou Lubie ha reagito da artista. Raccontando in una graphic novel il suo lungo viaggio alla ricerca di una risposta. È nata così “La mia ciclotimia ha la coda rossa”, un romanzo disegnato che riesce a far convivere il piacere di raccontare e l’importanza di far conoscere la realtà di un disturbo così diffuso. Adesso, le edizioni Comicout pubblicano la versione italiana (pagg 143, euro 17,90) di questo godibilissimo esempio di divulgazione scientifica, assai creativo ed efficace.
Una graphic novel non può sostituire una diagnosi medica, questo è chiaro. Però, seguire il calvario di Lou Lubie alla ricerca di una risposta può aiutare molti ciclotimici, soprattutto adolescenti, aiuta a capire che quel disturbo può essere tenuto al guinzaglio. Come fosse una bellissima, bizzosa volpe rossa che all’improvviso decide di farsi spazio nel tuo cervello. Senza chiedere permesso. Ma siccome l’autrice francese, con Alain Damasio autore del libro “L’orda del vento”, è convinta che nessuno deve permettere “che altri decidano chi siete e dove dovete restare”, allora diventa fondamentale capire che il disagio può e dev’essere gestito. Con pazienza, con coraggio, parlandone e facendosi aiutare. Perché, dice la protagonista di “La mia ciclotimia ha la coda rossa”, bisogna arrivare a stabilire un punto fermo: “Io non sono l’alto o il basso. Io sono il movimento. Instabile, impulsiva, ipersensibile, estremamente emotiva”.
Sul web, Lou Lubie ha creato il Forum Dessiné. Un sito dove ognuno può entrare inventandosi un personaggio disegnato, che lo rappresenterà come un avatar, per creare storie, scambiare opinioni, condividere immagini con persone che abitano anche molto lontano. Da Parigi, insomma, la scrittrice e disegnatrice vuole creare una rete che non si limiti a tenere connessi tanti giovani inventori di fumetti e illustrazioni. Ma che possa espandere il desiderio di far conoscere il proprio mondo. Primo esempio di questo lavoro collettivo e liberissimo è la graphic novel “Prophecy”. Un libro realizzato da 50 autori diversi. Definito “una nuova forma di scrittura, spontanea e collettiva, a mezza strada tra il fumetto, l’improvvisazione delirante e il gioco di ruolo”.
Nel 2014, Lou Lubie è andata più in là. Creando il blog Instants Heureux, dove illustra piccoli momenti di felicità su suggerimento del popolo della rete. Un altro modo per tenere a bada la volpe dalla coda rossa che si è intrufolata nel suo mondo. Quell’ospite inattesa, sgradita, che adesso non le fa più paura.
<Alessandro Mezzena Lona