Non è facile trovare una voce originale, ma originale davvero, nella narrativa italiana d’oggi. Sarà l’effetto editor, i bravissimi e inflessibili custodi del Verbo editoriale italiano che pretendono di normalizzare tutti i romanzi secondo il canone-acchiappa-lettori. Sarà che tutti scrivono, e spesso non si rendono conto che ai loro libri manca proprio l’essenziale. O i “fondamentali”, come direbbe un allenatore di calcio giusto giusto un po’ meno che mediocre. Fatto sta che quando incontri un romanzo, un autore capaci di uscire dal coro, il cuore di lettore batte un colpo più forte. Perché sembra impossibile che ci siano ancora talenti in grado di imporre il proprio sguardo, il proprio stile, una lingua del narrare, non ancora omogeneizzati.
E allora, fuori i nomi, sarebbe giusto dire a questo punto. Per il momento può bastarne uno. Quello di Erica Barbiani. Nata a Cividale del Friuli, una cittadina dall’indiscutibile fascino malinconico ed esoterico, cresciuta in quello che viene chiamato il “triangolo della sedia” che si sviluppa attorno a Manzano, è arrivata al debutto letterario tre anni fa con romanzo scoppiettante e molto originale pubblicato da Elliot: “Salone per signora”. Dopo aver lavorato come autrice di documentari, che produce sotto la sigla Videomante creata insieme all’antropologa Elena Vera Tomasin, ritorna adesso nelle librerie con una nuova storia. Si intitola “Guida sentimentale per camperisti”, lo pubblica Einaudi Stile Libero (pagg.355, euro 18,50). Ricorda, ma quasi solo nel titolo, la fortunatissima “Guida galattica per autostoppisti” di Douglas Adams, nata prima come serie radiofonica per la Bbc, diventata poi trilogia romanzesca e infine fortunata serie tv con la regia di Garth Jennings.
Ma che cos’ha il modo di raccontare di Erica Barbiani che la rende originale, diversa, capace di farsi sentire in un coro di voci fin troppo ridondante come quello della narrativa italiana? Semplice: il gusto di analizzare i personaggi con lo sguardo attento, lucido, impietoso del sociologo e, al tempo stesso, la capacità di trovare la cadenza giusta, le parole adatte, il passo misurato e preciso per raccontare le loro storie. Anche quando sono tragiche al punto da strappare sonore risate. Anche quando raschiano il fondo del barile della malinconia, ma proprio per questo diventano grottesche, buffe, emblematiche. Capaci, insomma, di farle sentire familiari a tutti noi.
E se alla prima prova narrativa Erica Barbiani aveva scelto di mettere in scena un parrucchiere per signora, l’hair stylist Edi, diviso tra il desiderio di condividere con sua moglie la gioia grandissimo di avere e un figlio e l’ansia di chi vive nella provincia più profonda di rinnovarsi sempre, di cercare la evadere dalla banalità a tutti i costi,, adesso nella “Guida sentimentale per camperisti” preferisce affidarsi a un coro di voci e di destini. A un brulicare di storie, a un brusio di racconti, a un intrecciarsi di strade che forse mai si sarebbero incontrate. Se tale Eros Rossi, avventuriero per scelta, accompagnatore di viaggi organizzati dalla disciplina tutt’altro che ferrea e dall’offerta turistica piuttosto zoppicante, non decidesse di lanciare in rete la proposta di trascorrere con lui un “Capodanno ad Atene”. In camper, naturalmente.
E allora, dopo uno scambio incrociato di mail, si mette in moto la carovana di mezzi e persone, di storie e problemi, di piccoli segreti e grandi insoddisfazioni, di sogni lasciati macerare troppo a lungo in fondo al cuore, di convivenze irrisolte e solitudini croniche. In viaggio non può mancare Giuliano, amico da sempre di Rossi, tanto che i suoi due figli Federico e Max lo chiamano “zio Eros”. E la cosa più strana è che i due uomini, l’accompagnatore e il papà, non potrebbero essere più diversi. Improvvisato, inguaribile single, sfuggente il primo; fin troppo organizzato, prevedibile e noioso il secondo, tanto da essere stato piantato dalla moglie, l’inquieta Stefania, che forse è andata a cercare la sua libertà lavorando al casello posto proprio sul vecchio confine tra Trieste e la Slovenia. Dove la carovana di camperisti non potrà non transitare.
E se per Giuliano quel viaggio dovrebbe rappresentare l’ultima occasione per scardinare i suoi troppo prevedibili, e mortalmente noiosi, rituali di vita, anche gli altri viaggiatori portano con sé i tanti punti non risolti delle loro esistenze. C’è Claudia Clitoridani che crede di aver trovato nella solitudine il perfetto equilibrio, il magico esorcismo per le storie che si è lasciata alle spalle. Ci sono Milena e Arturo, mamma e figlio, che cercano sulla strada un migliore equilibrio nel loro essere una famiglia priva di marito e papà, ma anche un modo per riuscire ad affermare ognuno la propria libertà. Daniela e Daniele, invece, formano una coppia che non c’è, visto che ad abbinarli è stato il desiderio di raggiungere Atene in camper e di trascorrere una bella vacanza. I Gatti, guidati dall’energica e fascinosa Tania che pilota una sorta di tank russo trasformato in casa ambulante, devono invece fare i conti con l’irrequietezza del marito, incapace di staccarsi anche solo per pochi giorni dai suoi affari nel ramo delle calzature.
A tenere uniti questi e altri personaggi c’è una coppia di anziani, Tito e Agnese Cecotti, che si mette sulla strada alla volta di Atene a bordo del Girolamo. Un lussuoso e avveniristico camper di fabbricazione albanese, che si rivelerà un pozzo delle meraviglie. E che spingerà l’intera carovana sulle tracce di un mistero. Dal momento che i due attuali proprietari della mastodontica casa viaggiante ancora non si riescono a capacitare di come sia toccata la fortuna di vincere quell’oggetto di lusso a una strana lotteria. Proprio aloro, legati in modo viscerale alla fede comunista.
Senza mai trasformare i suoi numerosi personaggi in macchiette, ma portandoli a scoprire i propri lati deboli, i tic, le inconfessabili manie, con una leggerezza narrativa che induce al sorriso e al riso, ma al tempo stesso raccontandoli con una forza linguistica e romanzesca che li rende prototipi possibili di questo nostro mondo pazzerello, Erica Barbiani costruisce un’opera seconda che è bella e leggibilissima. Perché sorprende e non perde mai il ritmo, diverte e fa riflettere sulle tante solitudini, sulle infinite indecisioni di chi ha la voce troppo debole per farsi ascoltare nel dilagante fiorire di racconti urlati.
La “Guida sentimentale per camperisti” sta lì a dimostrare come la letteratura non sia fatta solo di lamentose cronache dei mali del mondo. E che scrivere non può essere solo dare forma al lugubre riflesso dei mille problemi che affliggono l’umanità. Perché, a volte, con un sorriso, una risata, e perché no, uno scomposto sghignazzo, si può dire di più e meglio su quello che frulla dentro ognuno di noi. Sul groviglio di sentimenti, di possibili storie, che sta all’incrocio tra il cuore e il cervello.
<Alessandro Mezzena Lona