• 01/06/2020

Premio Campiello: Frizziero, Cavalli, Guccini, Rapino e Zeno i finalisti

Premio Campiello: Frizziero, Cavalli, Guccini, Rapino e Zeno i finalisti

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Che fosse un Campiello del tutto anomalo lo si poteva immaginare. Primo, perché il Premio voluto da Confindustria veneto, arrivato ormai alla cinquantottesima edizione, ha deciso subito di non arrendersi al Coronavirus. Rinunciando alla ormai consueta riunione della Giuria dei Letterati, a Palazzo Bo di Padova, e traslocando la proclamazione dei cinque finalisti su Rai 5. E poi perché ha deciso di tirare dritto per la sua strada, anche se è impossibile fare previsioni sulla serata finale. Tanto che, finora, non è stato annunciata né una data (settembre?, ottobre?) e nemmeno un luogo. Fermo restando che, pur senza dirlo esplicitamente, tutti pensano a Venezia. E in particolare al Teatro La Fenice.

Ma la Giuria dei Letterati del Campiello, presieduta quest’anno dal giornalista Paolo Mieli, per ben due volte alla guida del “Corriere della Sera” come direttore, non ha voluto farsi ingabbiare da questo momento così strano. Anzi, si è inventata un sistema infallibile per non farsi dimenticare. Perché ha mandato gambe all’aria tutti i pronostici su chi sarebbe entrato in finale. Azzerando la lista dei presunti favoriti. E annunciando una cinquina che ha sorpreso anche chi, ormai, è avvezzo alla totale originalità, indipendenza e imperscrutabilità delle scelte del Premio.

In cinquina per il 2020 sono entrati, così, Sandro Frizziero con “Sommersione”, pubblicato da Fazi Editore; Patrizia Cavalli, apprezzata poeta che ha scritto “Con passi giapponesi” per Einaudi; Francesco Guccini, sì, proprio lui, il cantautore barbuto de “La locomotiva” e “L’avvelenata”, con “Tralummescuro” edito da Giunti; Remo Rapino con “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio”, minimum fax; Ade Zeno con “L’incanto del pesce luna”, Bollati Boringhieri. Il Premio Campiello Opera Prima è andato alla scrittrice siciliana Veronica Galletta, che ha pubblicato con le edizioni Italo Svevo “Le isole di Norman”.

Sorprendente anche il fatto che, a nome della giuria, Roberto Vecchioni, il professore musicista da qualche anno entrati alla corte del Campiello, abbia tracciato un rapido ritratto della produzione letteraria del 2020. Sottolineando con grande forza la netta prevalenza, tra gli oltre 200 libri selezionati per il Premio, di romanzi firmati da scrittrici. “Oltre il 70 per cento di quelli che si sono poi giocati un posto tra i cinque finalisti provenivano, con grande merito, dal mondo letterario femminile”.

Eppure, anche senza l’aiuto di un pallottoliere, o di qualche strumento tecnologico più al passo con i tempi, nella cinquina di finalisti è entrata una sola donna. Un nome importante, senza dubbio. Perché Patrizia Cavalli, è una delle voci apprezzate della poesia italiana. Le sue raccolte “Poesie 1974-1992”, “Sempre aperto teatro” e “Pigre divinità e pigra sorte” hanno vinto rispettivamente i premi Rhegium Julii, Viareggio-Rèpaci e Dessì. Ed è anche vero che il suo libro di scritti in prosa “Con passi giapponesi” raccoglie una serie di pagine inedite di cristallina bellezza, che alternano ai racconti i ricordi, i ritratti, le riflessioni, formando un impasto letterario multiforme e mai prevedibile.

Sarà lei a dover convincere, con un’opera senza dubbio raffinata e capace di conquistare i lettori più educati, la giuria popolare dei 300. Che non sempre è disposta a sposare l’entusiasmo dei più paludati Letterati, anche se l’anno scorso ha consegnato il Campiello nelle mani di uno dei migliori talenti italiani della generazione dei quarantenni: Andrea Tarabbia, autore dell’affascinante “Madrigale senza suono” (Bollati Boringhieri).

E proprio lo stesso editore di Tarabbia riprova l’assalto al Campiello con Ade Zeno. Un nome non certo molto noto alla maggioranza dei lettori, anche se con il suo romanzo d’esordio “Argomenti per l’inferno” si è aggiudicato il Premio Tondelli nel 2009. In “L’incanto del pesce luna” mette al centro della storia un uomo che fa un mestiere insolito. Gonzalo, infatti, è il cerimoniere della Società per la Cremazione di una grande città. Quando la sua dorata figlia Inés si amala gravemente, lui inizia con lei un dialogo silenzioso e necessario. Fino a quando compare l’ambiguo Malaguti, che gli propone di far ricoverare la bambina in una clinica esclusiva. In cambio dei suoi servizi a un’anziana signora.

Dopo una vita trascorsa a scrivere canzoni, e un bel po’ di libri in bilico tra il thriller e il fascino della sua terra, Francesco Guccini si trova proiettato sul palcoscenico di un grande premio letterario. Al Campiello porta il suo “Tralummescuro”. Una “Ballata per un paese al tramonto”, come recita il sottotitolo, in cui le “Radici” dell’omonimo album si allungano nella storia e nelle tradizioni della sua Pàvana, borgo tra l’Emilia e la Toscana dove sorge il mulino di famiglia. Ormai quasi disabitata, questa sorta di Macondo gucciniana rivive grazie ai personaggi, ai suoni, al ricordo dei giochi e delle canzoni, che lui porta tra le pagine.

Anche Sandro Frizziero sarà un autore tutto da scoprire per molti lettori che seguono il Campiello. Insegnante di scuola superiore che vive a Chioggia, nel 2018 ha pubblicato “Confessioni di un NEET”, pubblicato sempre da Fazi. Ma è con “Sommersione” che ha conquistato il cuore della Giuria dei Letterati. Un romanzo ambientato in un’isola in fondo all’Adriatico, a nord, che racconta una giornata importante di uno dei pescatori, forse il più odioso. Uno che non smette mai di spargere rancori, di ricordare fatti e fattacci. E che riuscirà ancora a sorprendere quelli che vivono insieme a lui in quel mondo a parte.

Remo Rapino, invece, può stappare due bottiglie di champagne. Perché oltre a essere tra i dodici scrittori selezionati per il Premio Strega, tra cui verranno scelti i cinque finalisti, adesso può fare un pensierino anche alla vittoria del Campiello. Ex insegnante di Filosofia con casa a Lanciano, in “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio” racconta la storia di un pazzo che diventa lo zimbello di un paese mai nominato. E che, attraverso la sua voce, sempre intonata sul ritmo travolgente e festoso di una banda, rievoca il divenire del ‘900. Tra case chiuse, guerre, lavoro in fabbrica, manicomi e solitudine.

Fare previsioni sul nome del vincitore? Chi lo azzecca è bravo.

<Alessandro Mezzena Lona<

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