• 22/01/2019

Nick Drnaso, come ti distruggo la vittima seminando bugie in rete

Nick Drnaso, come ti distruggo la vittima seminando bugie in rete

Nick Drnaso, come ti distruggo la vittima seminando bugie in rete 244 207 alemezlo
La letteratura sembra intimorita dal potere del web. Non riesce a dire che la grande autostrada della libertà digitale si sta trasformando in un imbarazzante megafono di bugie, notizie taroccate e insulti lanciati stando dietro la comoda lontananza di uno schermo luminoso e una tastiera. Nemmeno il cinema e il teatro sembrano capaci di costruire una riflessione potente attorno al potere nefasto di internet. E allora? Ci pensa un autore di storie disegnate. Dei tanto bistrattati fumetti. O, se preferite dirla come gli intellettuali, di graphic novel.

Nick Dranso, a dire il vero, non è proprio uno scrittore qualunque. Trent’anni appena, nato a Palos Hills, Illinois, un sobborgo non lontano da Chicago le cui attività principali sono le escursioni nei parchi e le visite ai laghi, ha saputo conquistarsi un posto tra i finalisti del prestigioso Man Booker Prize. E per capire quanto conta questa sua candidatura, basterà aggiungere che non era mai capitato a un autore di graphic novel di trovarsi intruppato in una combriccola di scrittori così importante. In ogni caso, un fatto è certo: se lo merita ampiamente. Visto che dopo l’ottimo “Beverly”, acclamato con il Los Angeles Times Book Prize, ha saputo realizzare un piccolo capolavoro come “Sabrina”, tradotto da Stefano A. Cresti per Coconino Press Fandango (pagg.208, euro 23).

“Sabrina” parte da un mistero: la sparizione di una ragazza del tutto normale, che non ha segreti e conduce una vita uguale a quella di tanti altri. E proprio il non riuscire a capire questa sua improvvisa eclissi spinge Teddy, il suo fidanzato, a cercare rifugio
nella casa di un suo ex compagno di scuola, Calvin, che lavora per l’esercito. Ma non riesce a trovare un centro di gravità. Dal momento che il suo matrimonio è in una fase di stallo, e lui non sa decidersi se accettare un nuovo incarico o avvicinarsi alla moglie Jackie e alla figlioletta Cici, che se ne sono andate di casa per chiarirsi le idee. Insomma, cerca un nuovo equilibrio e non sa capire che cosa farà del suo futuro.

La convivenza tra i due giovani uomini non aiuta Teddy ha superare la sua terribile voglia di lasciarsi andare, e non convince Calvin a chiudere con la vecchia vita per cercare una nuova traiettoria. Ma, in qualche modo, riescono a sopravvivere accettando l’uno il dolore dell’altro, il senso di vuoto e solitudine che provano entrambi, anche se in maniera diversa. E sarebbero pronti, forse, ad accettare la terribile notizia della morto di Sabrina. Che, si scoprirà, è stata rapita e poi ammazzata da un uomo senza apparenti ragioni.

Il problema è che, lentamente ma inesorabilmente, Sabrina diventa oggetto di dibattito in rete. E, come sempre accade di questi tempi, il popolo del web comincia a sospettare che dietro la notizia del sequestro e della morte violenta della ragazza ci sia una manovra occulta di qualche centro di potere. I soliti libertari ad oltranza insinuano perfino che Vancey, l’assassino, non abbia il fisico di uno che prende con la forza e poi ammazza una persona. E subito si creano gruppetti che lo elevano a vittima, che pretendono di sapere la verità vera. Non quelle bugie mascherate che, sicuramente, stanno lì per nascondere qualcosa di assai più torbido.

Calvin cerca di proteggere Teddy da quella follia. Ma non riesce a impedire che i ricercatori di verità alternative, i complottisti e tutti quelli che vomitano sul web le proprie insoddisfazioni, frustrazioni, insicurezze, mettano nel loro mirino la sorella di Sabrina. Dubitando perfino dell’esistenza della ragazza, del suo rapimento e della morte violenta. Poi, quando scoprono che Calvin è un militare, e che si rifiuta di rispondere alle domande assurde di una troupe televisiva piombata all’improvviso in casa sua, si materializzano i persecutori di professione. Persone coperte da uno stretto anonimato che fanno pressione perché lui racconti la versione reale della storia. Minacciando che, se si rifiuterà di farlo, arriverà per lui il momento della resa dei conti.

“Sabrina”, che ha ipnotizzato a tal punto Zadie Smith, la splendida scrittrice di “Denti bianchi”, “NW”, “Swing time”, da spingerla ad affermare “è il miglior libro, di qualsiasi genere, che abbia mai letto sul periodo che stiamo attraversando”, è un romanzo scritto e disegnato con grande misura, e efficace semplicità grafica, proprio per lasciare che la paura si impadronisca del lettore via via che la storia prende forma. Sopratutto quando ci si rende conto che i movimenti di liberazione del passato, le avanguardie storiche e tutti quei gruppi che invitavano a pensare con la propria testa, a non fidarsi delle verità preconfezionate, hanno innescato una bomba che sta deflagrando nel modo più folle. Perché a portare alto il vessillo dell’importanza di dubitare, sempre più spesso sono persone mal informate, squilibrate, imbevute d’odio e risentimento contro tutto e tutti.

Nell’era di internet, la fiducia negli altri è un concetto che si sgretola sotto i nostri occhi giorno dopo giorno. E “Sabrina” sta lì a dimostrare che un cattivo uso della libertà di informare e informarsi, di dialogare e porre domande, sollevare dubbi, mettere alla prova quelle che sono le versioni ufficiali dei fatti, sta trasformando il nostro mondo in un gigantesco, tossico, folle blob. Dove una vittima può ritrovarsi sul banco degli imputati per il semplice fatto che il suo racconto non convince qualcuno.

Allora, ritorna ancora in mente l’incipit del “Processo” di Franz Kafka. Quando un giorno vengono a prendere Josef K. perché qualcuno deve aver parlato male di lui. Diffondendo fake news, verità rivelate senza l’appoggio di una prova, palesi bugie condite da palese ignoranza. E subito il pensiero corre al fatto che nel mondo di “Sabrina”, assai simile al nostro, i tribunali pronti ad arrogarsi il diritto di giudicare si stanno moltiplicando. Perché nella rete, ergersi al ruolo di giudice sta diventando sempre più facile. E le sentenze sempre più forcaiole.

<Alessandro Mezzena Lona

 

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