• 28/04/2022

Fabio Bacà, la violenza è una “Nova” che abbaglia

Fabio Bacà, la violenza è una “Nova” che abbaglia

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Il popolo degli esseni lo chiamava Belial. Era lo spirito del Male, capace di agire infrangendo le leggi divine. E di scatenare gli istinti peggiori: una furia incontrollata, una totale assenza di empatia nei confronti degli altri, un gusto perverso a uccidere, rubare, fare violenza. Più tardi sarebbe spuntata la figura di Mitra, il dio capace di vincere le forze delle tenebre. ma lo stesso Platone avrebbe ammesso in una delle sue lettere che “gran parte della mia attività è stata rivolta a chiarire questo problema”. Quanto, poi, sia stato dirompente l’incarnare il fascino dell’oscuro nelle schiere degli Angeli ribelli, cacciati dal cielo e relegati agl’inferi, nell’elencare i nomi delle creature diaboliche passando da Satana a Lucifero, da Belzebù a Belfagor o Asmodeo, lo vediamo ancora oggi. Perché la dottrina cattolica non ha mai smesso di proiettare su quelle figure leggendarie la sottile fascinazione del Male.

La cultura moderna ha inventato mille variazioni sul tema. Nella letteratura, nelle arti visive, nella musica. Basterebbe citare la doppia anima della Forza nel ciclo cinematografico di “Star Wars”. Dove gli Jedi che combattono al servizio del Bene si trovano, molto spesso, a soccombere agli altri cavalieri che hanno preferito seguire la via oscura della violenza, della prepotenza, della ricerca sfrenata del Potere. Molto affascinante è l’approccio tutto letterario (ma non solo) al problema della convivenza, negli esseri umani, di luce e oscurità, di bontà e malvagità. in un romanzo pubblicato da Adelphi. Si intitola “Nova”, è l’opera seconda dello scrittore Fabio Bacà, nato a San Benedetto del Tronto che vive a Alba Adriatica.

“Nova” conferma tutto il bene che la critica e i lettori avevano detto di Fabio Bacà al momento della pubblicazione del suo romanzo di debutto “Benevolenza cosmica” del 2019. Premiato, l’anno successivo, con il Severino Cesari.

In astronomia, una nova è un enorme esplosione nucleare causata dall’accumulo di idrogeno sulla superficie di una nana bianca. Questo fenomeno porta la stella a splendere con un’intensità molto maggiore del solito. Nel romanzo “Nova”, di Fabio Bacà, al centro della storia c’è una famiglia che sembra avere tutto per risultare perfettamente normale. Davide è un medico. Un56 neurochirurgo che si occupa dei misteri del cervello umano in maniera rigidamente scientifica. Crede nel suo funzionamento regolato da leggi precise. Non si pone troppe domande davanti a fenomeni che potrebbero deviare la sua sua tranquilla, documentata struttura di pensiero.

Davide è sposato con Barbara, una bella ragazza che sta per compiere quarant’anni, e ha accettato senza troppe proteste la sua decisione di non mangiare nessun cibo per preveda la morte violenta o lo sfruttamento del lavoro degli animali. Hanno un unico figlio, Tommaso, un adolescente che cerca il proprio posto nella vita mentre coltiva una grande passione per i misteri dell’universo. E un amore ancora acerbo per la sorella di un amico: l’enigmatica, fascinosa Francesca.

Il quotidiano alternarsi di giornate perfettamente normali, per la famiglia, cambia all’improvviso in un ristorante. Quando Barbara viene avvicinata da uno sconosciuto, visibilmente ubriaco, che tenta di molestarla in mezzo a tantissima gente. Senza che suo marito muova un dito per tirarla fuori da quella imbarazzante situazione. Sarà uno sconosciuto a intervenire, a ridurre a più miti consigli l’energumeno. Dandogli una lezione che non dimenticherà mai più. Perché, in quel momento, il desiderio di difendere una persona inerme farà esplodere in tutta la sua feroce e luminosissima evidenza una “Nova” fatta di ragionata violenza.

Davide non riesce a smettere di chiedersi chi sia quell’uomo. E perché abbia deciso di intromettersi in una spiacevole situazione, che non lo riguardava affatto. Dopo averlo pedinato, senza grande successo, riesce a stabilire un contatto con lo sconosciuto. Si chiama Diego, vive in un’appartamento che ospita una specie di confraternita di monaci zen. Subito, dimostra tutta la sua simpatia, la sua empatia nei confronti del neurochirurgo. E lentamente lo porta a compiere un percorso di trasformazione. Del tutto inaspettato, soprattutto per Barbara.

Fino a quel momento, infatti, Davide è sempre stato un cultore della non violenza. Un uomo mite, ragionevole, disponibile al dialogo. A ben guardare, un pusillanime. Un vigliacco, che non ha saputo intervenire nemmeno quando sua moglie si è trovata in grave difficoltà. Proprio per cambiare radicalmente accetta di mettersi in discussione.  Di guardare dentro di sé anche il lato più buio, che non ha mai esplorato.

Su consiglio di Diego accetta l’idea che in ognuno di noi alberghi un misterioso Potere. Una forza esplosiva che può degenerare in accessi di violenza cieca. Ma può essere addomesticato, controllato, usato, dal momento che per conoscersi bisogna oltrepassare la soglia. Il tremebondo neurochirurgo, insomma, dovrà confrontarsi con “qualcosa di simile al grottesco, zoppo, ululante e scorticato sembiante del tuo autentico te stesso”

E l’occasione, dopo un piccolo periodo di allenamento, arriva. Perché accanto alla casa di Davide c’è un uomo , Massimo Lenci, che crede di poter infliggere tranquillamente al vicinato i decibel musicali fuori controllo del suo locale. Alle ingiunzioni degli avvocati risponde appellandosi a cavilli, approfittando del fatto che le leggi vengono applicate soltanto in casi estremi. Sarà con lui che Davide dovrà misurare la sua nuova capacità di esercitare il Potere, per dimostrare all’uomo codardo acquattato dentro di lui com’è cambiato. Ma quella mutazione umana, psicologica, strutturale, che non piace affatto a sua moglie, imprimerà allo svolgersi dei fatti un’accelerazione del tutto imprevista. O, forse, perfettamente prevedibile.

Ma è davvero necessario “accettare quello che siamo”, come dice Davide alla moglie, per “inceppare il meccanismo banale e ripetitivo della follia umana”? E se smettessimo di avere paura di quel nostro essere, ovvero un impasto di luce e tenebra, di Bene e Male, di saggezza e follia, di forza tranquilla e cieca violenza, potremmo veramente smettere di stupirci, di preoccuparci, dell’aggressività altrui, perché riusciremmo a fronteggiarla, a disinnescarla? Queste e altre domande coinvolgono i personaggi creati da Fabio Bacà per “Nova”, un romanzo che appassiona e fa riflettere. Un libro che sa stare in equilibrio tra la necessità di costruire una storia forte, credibile, coinvolgente, e la capacità di alzare lo sguardo verso l’orizzonte, per capire l’umano mistero fatto di un’imperfezione perfettibile. Basterebbe, forse trovare il coraggio di non raccontarsi troppe bugie.

Con “Nova”, Fabio Bacà conferma il suo talento di scrittore che sa far convivere temi alti e strutture narrative pop. Che riesce a confezionare un racconto lucido, mai affrettato, ben calibrato, nutrito dalla convivenza tra una lingua veloce, arguta, a tratti perfettamente colloquiale, con tecnicismi e preziosismi lessicali mai fuori luogo. I personaggi, poi, acquistano una loro credibilità pagina dopo pagina. Diventano figure tridimensionali come ologrammi capaci du nutrirsi della selva di righe nere allineate sulla carta. Vivono sulla pagina e oltre.

<Alessandro Mezzena Lona

 

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