• 22/11/2023

La storia del cinema? Si fa con gli occhi puntati sulla Storia

La storia del cinema? Si fa con gli occhi puntati sulla Storia

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Si può ancora leggere il cinema parlando soltanto di fotogrammi, campi lunghi, primi piani, movimenti di macchina. Certo, m si finisce per lasciasi sfuggire tutto il contorno. Ovvero quando quei film hanno preso forma. E dove. Che cosa accadeva, insomma, mentre sul set registi e attori, macchinisti e direttori della fotografia, scenografi e costumisti, truccatori e trovarobe, mettevano a punto una storia che poi ha lasciato il segno nell’immaginario collettivo. Facendosi ricordare a distanza di decenni. e diventando, in qualche modo, l’emblema, il simbolo vivo di quel periodo.

Senza una prospettiva storica e geografica, senza una precisa contestualizzazione e una lettura profonda del momento esatto in cui hanno preso forma i film, una moderna storia del cinema diventa puro oggetto d’antiquariato. Ed è per questo che Beatrice Fiorentino, mettendo mano al progetto di un nuovissimo racconto del divenire della settima arte, ha resistito al canto delle sirene specialistiche. Che le dicevano di fermarsi all’analisi dei film, alla mappatura delle correnti e dei più rappresentativi registi. Per dare vita, invece, a un lavoro che riesce a fondere perfettamente il racconto pop del mondo affascinante delle immagini in movimento e quello più tecnico. Al punto da rinunciare alla classica bibliografia, in chiusura del volume, riservata agli addetti ai lavori. Preferendo fornire indicazioni puntuali e precise degli studiosi che più hanno influenzato l’analisi del cinema, disseminandole all’interno del fluviale testo.

Ha preso forma così la “Nuova storia del cinema. Dalle origini al futuro” che Beatrice Fiorentino, critico cinematografico, componente del Comitato di selezione della Settimana della Critica alla Mostra del Cinema di Venezia, ha realizzato con la preziosa collaborazione di Chiara Barbo presidente dello storico cineclub triestino La Cappella Underground e della Casa del Cinema, pubblicandola con Ulrico Hoepli Editore (pagg. 413, euro 29,90). Un lavoro dalle dimensioni ciclopiche che ha messo assieme una squadra di specialisti e collaboratori in cui si poossono annoverare, tra gli altri, Carlo Montanaro e Giampiero Raganelli, Massimo D’Orsi e Roberto Manassero, Alberto Anile e Cecilia Ermini, Adriano De Grandis e Nicoletta Romeo, Sergio Sozzo e Daniele Terzoli, Eddie Bertozzi, Enrico Azzano e molti altri.

Una sfida da far tremare le gambe, insomma. Anche perché, oggi, raccontare il divenire della settima arte significa non poter fare a meno di partire dai Fratelli Lumière, dai mirabolanti e preistorici giochi di magia sulla pellicola di Georges Méliès, dalla monumentalità dei lavori di David Wark Griffith, dal fascino del cinema muto. Fino ad arrivare al big bang epocale dell’ingresso del sonoro, al tramonto di tante vecchie stelle dello schermo silenzioso, alla nascita del mondo dei sogni su grande schermo di Hollywood. Passando, ovviamente, attraverso tutti i momenti di ripensamento, di innovazione, di rivoluzione e di rifiuto dei vecchi schemi narrativi. Non solo nel vecchio continente europeo, negki Stati Uniti, ma molto più in là. Fino a puntare gli occhi anche su quello che, un tempo, era considerato Terzo Mondo.

Ebbene, tutto questo non manca, nella “Nuova storia del cinema”. Ma è tematizzato, storicizzato, collocato nel tempo e nello spazio. In modo da far capire che il cinema non è mai vissuto in una bolla a se stante rispetto alla realtà che gli scorreva accanto. Così, Beatrice Fiorentino e gli altri autori ci ricordano che mentre usciva sugli schermi “Il gabinetto del dottor Caligari”, inquieto manifesto dell’espressionismo tedesco, che ha influenzato moltissimo soprattutto le pellicole di genere, a Milano prendevano forma i Fasci italiani di combattimento voluti da Benito Mussolini. E a Versailles, gli Alleati convincevano la Germania a firmare un trattato di pace capace di mettere una pietra tombale su quella spaventosa carneficina che era stata la Grande Guerra.

Così più tardi, mentre nel 1930 Victor Fleming dava forma a quel capolavoro immortale, capostipite in qualche maniera del polpettonesco filone storico- in salsa mainstream, che è “Via col vento”, Ernst Lubitsch faceva sorridere il pubblico mettendo alla berlina la polizia politica sovietica schierando lo splendore di Greta Garbo in “Ninotchka”. Mentre i falangisti conquistavano Madrid e spingevano al potere in Spagna Francisco Franco e la Germania nazista invadeva la Polonia.

E ancora: quando Alfred Hitchcock, nel 1954, trasformava un perturbante racconto del grande Cornell Woolrich, “Rear window”, in quel capolavoro immortale che è “La finestra sul cortile”, con l’irresistibile James Stewart e la splendida Grace Kelly, in Italia iniziavano le trasmissioni della Rai e in Vietnam nasceva la Repubblica del Sud. Pochi mesi dopo, in un terribile incidente automobilistico, sarebbe morto il divo di “Gioventù bruciata” James Dean.

Nel 1851, la Mostra del cinema di Venezia si innamorava di un regista giapponese, che fino ad allora era conosciuto soltanto in patria: Akira Kurosawa. Il suo film “Rashomon”, premiato con il Leone d’oro, e poi insignito anche di un Oscar, da quel momento sarebbe diventato una sorta di metafora perfetta della precarietà della verità e della tentazione fortissima, insita nell’uomo, di raccontare la propria versione di un fatto. Arricchendola di particolari del tutto inventati. Nello stesso anno, con la registrazione di “Rocket 88” di Jackie Brenston and his Delta Cats, nasceva il rock’n’roll. Un nuovo genere musicale che sarebbe, poi, esploso grazie a Bill Haley, Jerry Lee Lewis e Chuck Berry. Curioso, poi, ricordare che nel 1988, quando un referendum popolare sconfessava ufficialmente Augusto Pinochet in Cile e poneva fine alla sua sanguinaria dittatura lunga quindici anni, Pedro Almodóvar firmava uno dei suoi lavori più riusciti: “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”, con Carmen Maura, liberamente tratto dalla “Voce umana” di Jean Cocteau.

La grande forza, e il fascino di questa “Nuova storia del cinema” non sta soltanto nell’aver attraversato il ‘900, e poi l’inizio del terzo millennio, individuando in alcuni grandi filoni, in una serie di rotte comune il lavoro di grandi registi e figure interlocutorie, ma di aver scomposto le pagine facendo spazio a una serie di approfondimenti contenuti in  riquadri impaginati con una gradazione cromatica diversa rispetto alle sezioni più strettamente storiche. Così, si può fermarsi ad approfondire il divenire della comicità su schermo, da Charlie Chaplin e Buster Keaton fino ai giorni nostri, ma anche le trasformazioni del western e del musical, oppure il progressivo incupirsi dell’horror e del thriller. O, ancora, l’invenzione del “problema” giovanile al cinema, il fascino delle pellicole in arrivo dal Far East, la malconcia visionarietà di tanti B-movie.

Se Peter Greenaway vaticinava, ormai anni orsono, la morte del cinema dopo quella del romanzo, la “Storia” di Beatrice Fiorentino ha il coraggio di dimostrare che la settima arte è come l’araba fenice. Sa e può risorgere dalle proprie apparenti ceneri, anche quando la tecnologia galoppa verso un futuro difficile da prevedere e immaginare. Che saprà reinventare ancora una volta i metodi di lavorazione e di produzione del cinema stesso. Infatti, già nella sezione finale “Future reloaded. Il cinema del nuovo millennio”, gli autori ci dimostrano come l’antica lezione dei grandi maestri ha gemmato un nuovo modo di scrivere le storie, di girarle, di renderle modernissime, eppure connesse al passato, grazie all’utilizzo di computer grafica e di mille altre diavolerie digitali.

E, a questo proposito, sembra una gran bella idea estendere questo volume oltre i confini delle pagine scritte. Grazie alla collaborazione con MyMovies e Ermitage, infatti, i lettori potranno accedere ai canali streaming per vedere una buona parte delle pellicole che abitano la “Nuova storia del cinema”. In un viaggio senza tempo che getta un ponte lunghissimo tra passato e futuro.

<Alessandro Mezzena Lona

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