Peter Broderick è convinto che la musica possa contenere tutta la vita. Le emozioni, i viaggi, i momenti di solitudine, la felicità e la malinconia. Le mille cose che riempiono una giornata, che fanno scorrere il tempo. E quando compone un brano, lascia che siano le esperienze, i pensieri, i brividi che accompagnano certi momenti intensi, ad accomodarsi sul pentagramma. Ad abitarlo, a invaderlo. Perché soltanto così potranno prendere forma le sue canzoni. Questo metodo lo ha accompagnato nei dischi precedenti, ma anche in quello uscito da poco per l’etichetta Erased Tapes: “All together again”. Nove pezzi per un’ora e sette minuti tutti da ascoltare.
Americano del Maine, europeo d’adozione con casa e moglie in Irlanda, Peter Broderick spiega che il nuovo disco ha preso forma nel corso degli ultimi dieci anni. Ma che ha subito un’accelerazione dopo il 2013. Quando ha conosciuto Fiona Hallinan, artista irlandese che stava mettendo a punto un idea davvero originale. Sospesa tra la musica e la forza immaginifica di una applicazione interattiva. Qualcosa che ricorda il futuribile viaggio di Brian Eno, sul finire degli anni ’70, con la sua “Music for airports”. O forse, ancor di più, le recentissime esperienze del genio di Woodbridge: Reflection, Bloom, Scape.
In pratica, Patrick si è trovato a immaginare una sorta di colonna sonora che potesse accompagnare una persona in viaggio tra un punto A a un punto B. Ha raccontato: “Mi sono ricordato un viaggio in traghetto, lungo più o meno 17 minuti, che avevo fatto qualche tempo prima. Una bellissima esperienza, di cui conservavo ricordi ottimi e precisi”.
Partendo dai ricordi, e dalle emozioni a essi collegati, Broderick s’è messo a comporre musica. È nato così “A ride on the Bosphorus”, il brano da cui è stato tratto subito un videoclip. E che arriva dopo “If I were a runway model” e “Robbie’s song”, le due canzoni apripista di questo nuovo, emozionante disco “All together again”. Musicista prodigio, capace di passare dal pianoforte alla chitarra, dalla sega musicale al banjo (“Devo ringraziare i miei genitori che mi hanno incoraggiato fin da piccolo”, racconta), Peter è un compositore che ha imparato bene la lezione rivoluzionaria di John Cage (che in “4’33″” ha dato voce al silenzio, indicando sullo spartito il desiderio che gli esecutori del brano non suonassero per tutta la durata dei tre movimenti, ma lasciassero che la composizione si nutrisse degli echi dell’ambiente circostante). Ma non dimentica grandi poeti delle sette note come Nick Drake, a cui rende omaggio in “Emily”, accompagnando la voce con il solo suono della chitarra come faceva il cantautore inglese morto nel 1974.
Trentenne autore di una discografia già piuttosto nutrita, che conta album di grande fascino come “Partners” inciso l’anno scorso, Broderick sa far convivere le rarefatte illuminazioni in stile Brian Eno nell’ipnotica “Atlantic”, ma riporta alla memoria anche la fascinosa avventura neo-neoclassica della Penguin Café Ochestra di Simon Jeffes in “The walk”. Chiudendo questo viaggio con la pulsante “Unsung heroes”, dove gli strumenti tradizionali si prestano perfettamente a costruire quelle atmosfere minimali che, di solito, spettano agli aggeggi elettronici. Fino a lasciare il posto al fascino alieno di una voce che sembra arrivare dallo spazio profondo. E che si fa strada tra i suoni con la forza soave della poesia.
Peter Broderick sarà di nuovo in tour nel 2018. Sabato 3 febbraio è previsto un concerto allo Spazio Tondelli di Riccione, mentre giovedì 29 marzo suonerà al Kino Šiška di Lubiana.
<Alessandro Mezzena Lona