A qualcuno sembrerà noioso. E forse anche un po’ retorico, il fatto che i Black Rebel Motorcycle Club credano ancora nel rock. Perché la band americana è già sulla strada della musica da 17 anni. Ha sfornato otto album di studio, un mare di singoli, tre ep. Sarebbe arrivato forse il momento di cambiare pelle. Di sperimentare, provare nuove sonorità, lanciarsi in qualche ardita impresa creativa. E invece no: il chitarrista e cantante Peter Hayes, il tastierista Robert Levon Been e la batterista Leah Shapiro, unica non americana del trio visto che arriva dalla Danimarca, non ci pensano proprio a cambiare ricetta. E tirano dritto convinti che sia giusto così.
Allora, tutto si potrà dire del nuovo album “Wrong creatures”, ma non che non sia un lavoro coerente. Fedele alla linea impostata dai “motociclisti” fin dal 2001, anno in cui hanno inciso per la Virgin il loro primo vagito musicale, intitolato semplicemente “Black Rebel Motorcycle Club“. Dodici brani raccontano le “Creature sbagliate” della band, per 59 minuti complessivi di musica, che Abstract Dragon ha messo in commercio da pochi giorni.
“Wrong creatures” è un disco che riafferma la vitalità della band e nasconde un piccolo, terribile segreto. Quella della malattia della batterista Leah Shapiro, che durante il tour mondiale promosso in occasione dell’uscita dell’album precedente, “Specter at the feast”, ha scoperto di ospitare nel proprio corpo la Malformazione di Chiari. Un raro disturbo che restringe il flusso del liquido spinale tra cervello e spina dorsale. Tra cure pesanti, dosi massicce di medicine e un costante malstare, sembrava che per lei la “normalità” della musica, dei concerti, diventasse giorno dopo giorno un lontanissimo ricordo. Invece, dopo tre anni, l’uscita di questo nuovo pugno di canzoni dimostra che nella lotta con il morbo ha vinto lei.
Il titolo è già una sorta di manifesto. Il racconto di chi si sente intrappolato nel proprio corpo. Di chi appare straniero a se stesso: una creatura “sbagliata” tra tante creature “perfette”. E il magma musicale che emerge dal nuovo album non può che essere potente e oscuro, tagliente e capace di arrivare dritto al cuore con sonorità sempre robuste, urticanti. Fin dall’inizio, da quella “DFF” che appoggia una voce salmodiante su ritmi da ritmo tribale. Con “Spook”, i Black Rebel Motorcycle Club partono sornioni per poi piazzare una staffilata di chitarra, basso e batteria capace di alzare subito la temperatura del disco. “King of bones” apre la strada al primo pezzo lento “Haunt”, che ricorda l’inquieta e visionaria capacità di sussurrare arcani interrogativi sulla vita di certi film di David Lynch: “Take yourself apart from me / down into a flame / you’re everything one could keep / you’re worn with every face”.
Se, come credono i “motociclisti”, il rock’n’roll non morirà mai, anzi gode di ottima salute e sa dare voce ancora oggi con forza al complesso rapporto che intercorre tra noi e la realtà, allora con un pizzico di psichedelica visionarietà si possono costruire pezzi potenti e belli come “Question of faith, “Calling them all away”, “Little thing gone wild” con la batteria e una voce ruvida a scandire il ritmo, la danzante “Circus Bazooko”, “Carried from the start”. Per concludere sulle note di un pianoforte, un canto sussurrato, un impasto sonoro che cresce, si irrobustisce di chitarra,. basso e percussioni, fino a diventare ballatona struggente da strappare l’anima: “All rise”
“Sconfiggere la Morte non è un cazzo divertente”, sbotta Leah Shapiro se pensa al deserto di dolore e ansia che ha dovuto attraversare. Ma cantare e suonare in faccia alla Nera Signora la voglia di essere ancora qui, a fare ottima musica, forse sì. Perché è proprio dentro la loro disperata oscurità che i Black Rebel Motorcycle Club trovano la forza per distillare un rock così puro e contagioso. Musica dolorosa e bella che ha la forza di un esorcismo, di un antidoto, di un gesto titanico e spaurito per riappropriarsi della vita.
<Alessandro Mezzena Lona