• 18/12/2022

Sheena Patel: “Se l’amore è un’ossessione”

Sheena Patel: “Se l’amore è un’ossessione”

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Dicono che, davanti a uno schermo e una tastiera, ritroviamo la nostra intima natura di belve. E che solo la bellezza ci salverà. Se la sapremo far convivere con la nostra parte emozionale. Con i sentimenti più limpidi, l’attrazione che proviamo per gli altri. L’amore. D’accordo, ma se anche quest’ultimo prende le sembianze dell’ossessione? Se anziché spingerci alla sintonia nei confronti delle persone scava tra noi e loro un solco profondissimo?

L’amore, molto spesso, regala più tormento che tranquillità. Spinge a entrare in competizione con i possibili rivali nella conquista della donna o dell’uomo desiderati. Assume i contorni della mania, dell’ossessione. Toglie lucidità, allaga i pensieri di oscure farneticazioni. Ed è proprio lì, nella zona cieca dove la passione degenera in maniacale idea fissa, che Sheena Patel è andata a costruire la storia del suo romanzo di debutto. Si intitola “Ti seguo” (in inglese “I’m a fan”), lo ha tradotto Clara Nubile per la collana Blu delle sempre stuzzicanti Edizioni Atlantide (pagg. 233, euro 17.50).

“Ti seguo” è uno dei romanzi d’esordio più originali e perturbanti che siano comparsi negli ultimi anni in Europa. Qualcuno ha voluto subito paragonarlo a quelli di due scrittrici capaci di lasciare il segno alla loro prima prova letteraria come Sally Rooney di “Parlarne tra amici” e Naoise Dolan di “Tempi eccitanti”. E, in parte, può essere stuzzicante creare un albero genealogico che includa le più talentuose giovani donne che scrivono, cercando sempre di portare la vita al centro delle loro storie, senza troppi arzigogoli di fantasia. Ma Sheena Patel ha, in più, la capacità di rendere il suo sguardo spietatamente lucido, implacabile, attento alle sfumature e ai dettagli anche minimi, mentre scrive.

Nata e cresciuta nel nord-ovest di Londra, con origini indiane, Sheena Patel fa parte del collettivo di scrittrici 4 Brown Girls Who Write. Attiva come autrice di sceneggiature e lettrice di copioni per la tivù e il cinema, ha esordito da poeta per poi sparare la sua cannonata narrativa pubblicando in Inghilterra “I’m a fan”. Storia dell’ossessione di una ragazza senza nome (“Potrei sembrare innocente, ma faccio un sacco di screenshot”) che s’innamora in modo tossico dell’ “uomo con cui vorrei stare”. Lui è molto più grande, bianco, già famoso. E, poi, ha una moglie che non vuole lasciare. E un’amante, influencer molto apprezzata dal popolo dei social, che diventa in fretta protagonista lei stessa, anche se in maniera involontaria, di questo morboso triangolo, o quadrilatero, passionale: “Seguo ossessivamente una donna su Internet, va a letto con lo stesso uomo con cui vado a letto io. A volte quando guardo le sue storie con troppa foga, la blocco temporaneamente così non può vedere chi ricarica la sua pagina quindici volte in un minuto, lo faccio distratta mentre Netflix scorre sullo sfondo del mio laptop, mi si contorce lo stomaco di piacere quando compare il cerchietto sulla foto del suo profilo”.

In un tempo narrativo che si ripiega su se stesso, poi ritorna a scorrere rettilineo senza dimenticare di fare avanti e indietro tra presente e passato, Sheena Patel mette in scena in “Ti seguo” una storia con il cuore di dinamite. Dove, ad affiancare l’ossessione d’amore, sono i rituali della società dei consumi, la solitudine delle persone iperconnesse grazie agli invadenti social network, un inconfessato razzismo latente che regola i rapporti tra uomini bianchi e donne con la pelle un po’ più scura, la rivalità feroce in amore di quelle che potrebbero essere amiche, complici. Tutto questo raccontato con un impasto linguistico denso, vivacissimo, pieno di riferimenti a un parlato quotidiano, eppure narrativamente raffinato.

“Il titolo inglese del mio romanzo contiene già il senso della storia – spiega Sheena Patel, che ha presentato il suo romanzo ‘Ti seguo’ alla Nuvola di Roma nell’ambito del Festival Più libri più liberi -. Dire a qualcuno ‘sono un tuo fan’ è divertente, perché tutti usano quella frase in senso positivo. Sottintendono:: ti seguo, mi piaci molto, apprezzo quello che fai. E non sanno che fan, in realtà, ha un significato molto diverso, perché deriva da fanatico. Proprio qui che sta il reale significato del romanzo, che racconta il mondo di una ragazza ossessionata da un uomo con cui vorrebbe vivere, ma anche da un’altra donna con cui lui ha una storia”.

“I’m a fan-Ti seguo” chiama in causa anche il lettore?

“È così. Dicendo ‘Io sono’ nessuno si può sentire escluso dalla storia. Certo, il personaggio principale è lei, la ragazza ossessionata dall’uomo che desidera, dalla sua amante che è un’apprezzata influencer, dalla moglie. Mi è piaciuta molto anche l’idea di fare della copertina rigida dell’edizione inglese quasi una sorta di poster. Come dire che, inconsciamente, le ossessioni della ragazza finiscono per essere anche un po’ le nostre”.

Il tempo narrativo è una giostra che oscilla tra presente e passato. Perché?

“Volevo che il romanzo fosse strutturato in questo modo. Perché il tempo è qualcosa di cui non ci possiamo fidare. Rimbalza in continuazione tra passato e presente. Mentre scrivevo, ho pensato che nei film alla tivù la storia non si svolge mai in maniera lineare. E allora, perché non provare questa mescolanza di piani temporali anche nel mio romanzo? In Inghilterra molte trame sono costruite così, come se le parole potessero trasformarsi all’istante in immagini. Quindi, perché non scrivere un romanzo che contenga in sé sia la possibilità offerta dalle parole, dalla struttura narrativa, che quelle dei prodotti visivi?”.

Lei ha iniziato con la poesia, ma lavora molto anche per la tivù?

“S’ì ho iniziato scrivendo poesie. Però, adesso, lavoro parecchio come lettrice e scrittrice di soggetti e sceneggiature per il cinema e la tivù. Mi piace molto lavorare sui set, sono immersa in questo mondo, prendo parte a certe decisioni che portano poi alla creazione delle produzioni”.

Quanto importante è stato creare il gruppo 4 Brown Girls Who Write?

“Importantissimo. Questo collettivo ha preso forma nel 2017, e credo che senza le altre ragazze scrittrici non sarei mai arrivata al mio romanzo. Quello dell’editoria, per tutte noi, era un mondo misterioso. Non capivamo come funziona, sembrava tutto difficile. Però ci davamo coraggio, leggevamo e commentavano quello che andavamo scrivendo. A un certo punto, abbiamo autopubblicato un libro di poesie. Poi, nel 2018, ho conosciuto l’editore con cui poi è uscito ‘I’m a fan’. Ed è stata una fortuna, perché in Inghilterra non è facile trovare chi si appassioni a storie come la mia”.

Si aspettava un successo così immediato?

“A essere sincera, no. Mi sentivo molto ai margini del mondo editoriale e sarei già stata contenta di raggiungere, che so, 200 lettori. Quindi, il successo, le recensioni, tutto questo va al di là delle mie aspettative”.

Accanto all’ossessione amorosa racconta i disastri del capitalismo, dei social, senza mai assumere un tono moralistico…

“Non volevo scrivere una storia che contenesse in sé una verità assoluta. Perché sono convinta che accanto al bianco e al nero ci sia sempre il grigio. La vita è così, governata da una sorta di ambivalenza. La mia protagonista deve fare i conti con i pregiudizi del patriarcato, con le conseguenze del sistema capitalistico, con l’invasività dei social network, sentendosi libera di stare sempre nel mezzo. Senza mai schierarsi apertamente. Altrimenti avrei finito per scrivere una trama piena di retorica e di idee preconfezionate”.

La passione per la scrittura da dove arriva?

“In realtà, credo di avere desiderato di scrivere da sempre. Fin da quando ero ragazzina. Però, mi piaceva raccontare storie di ragazze con la pelle un po’ più scura e molto povere, che ai miei cugini, agli amici non interessavano molto. Il fatto è che io ero molto convinta delle mie idee, volevo avere sempre ragione. Così mi sono un po’ persa. Quando, però, ho incontrato le Brown Girls, lì è ritornata la voglia di riprovarci. E, poi, è arrivato il primo romanzo”.

C’è qualche autore a cui si sente legata in modo particolare?

“Potrei citare la poetessa americana Maggie Nelson, una delle scrittrici più sovversive e geniali del nostro tempo. Ma anche Cathy Park Hong, che ammiro perché è sempre capace di rompere le vecchie forme letterarie per cercarne di nuove. Mentre scrivevo il romanzo pensavo che avrei voluto scrivere di sesso come James Baldwin. Ecco, i miei modelli di riferimento sono stati questi”.

L’aspetto che ama di più nel lavoro di scrittrice?

“Mi piace mettermi in contatto con i cervelli delle persone che creano una storia. E trasformare un’idea, qualcosa che ancora non esiste, in un libro, in un film. È un po’ folle pensare che qualcuno cominci a mettere assieme delle parole su una pagina e poi le faccia leggere a qualcun altro. E quelle stesse parole vengano interpretate, filtrate, amate, dalla sensibilità di chi non le ha scritte. È emozionante e bello. Per questo amo lavorare in un team, aiutare altri a realizzare il proprio progetto. Come qualcuno ha fatto con me”.

<Alessandro Mezzena Lona

 

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