• 12/04/2022

Massimo Carlotto, un “Francese” nel torbido Nordest

Massimo Carlotto, un “Francese” nel torbido Nordest

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I romanzi noir, thriller, polizieschi, polar, affollano le librerie. Ma gli autori più bravi sono quelli che non si aggrappano ai cliché. Che non si accontentano di replicare le coordinate del genere sfornando storie che sembrano uscite da una fotocopiatrice. E di conseguenza, i libri più belli, appassionanti, originali, sono quelli che riescono a spiazzare il lettore ogni volta. E che cambiano la prospettiva della narrazione, proponendo uno sguardo del tutto originale e inaspettato.

Massimo Carlotto è, di sicuro, uno degli autori che cerca in continuazione di rinnovarsi. Che non si ferma a cullarsi sul successo, seppure notevole, ottenuto con i libri precedenti. Certo, anche lui ha concesso ai lettori un a decina di storie sulle quali giganteggia il suo personaggio più amato: l’Alligatore. E un paio le ha dedicate interamente a quel pendaglio da forca che è Giorgio Pellegrini. Però, poi, si è sempre mosso in direzioni diversissime. Da solo o in compagnia di altri autori, come nel caso di Marco Videtta che ha scritto insieme all’autore padovano la serie de “Le vendicatrici”.

Così, non stupisce che Massimo Carlotto, per il suo nuovo romanzo, abbia cercato ancora un ‘altra traiettoria di racconto. Forse stimolato anche dal fatto che “Il Francese” (pagg. 211, euro 17) segna il debutto dello scrittore in una collana che ha fatto la storia d’Italia nella letteratura di genere: il Giallo Mondadori.

A dire il vero, Massimo Carlotto non ha mai amato i personaggi troppo scontati. E nemmeno quelli che sembrano del tutto esenti dal Male, perché interamente votati al Bene. Quasi sempre, chi si trova al centro delle sue storie nasconde molti lato oscuri. O non li nasconde proprio, come il Francese protagonista dell’omonimo romanzo. Toni Zanchetta non fa mistero di essere un pappone. Anzi, un macrò, come preferisce dire lui, perché gestisce un maison di cui fanno parte dodici madamoiselle. Ognuna di loro ha un nome made in France, interpreta un personaggio che può soddisfare le curiosità, i vizi, le fantasie dei clienti. C’è l’anoressica, la milf ancora seducente, la manager in carriera, la ragazzina sbarazzina.

Il Francese gestisce le sue donne con grande premura. Come un angelo custode dall’anima nera, fa l’impossibile per evitare loro brutte esperienze. Capita spesso che, quando un cliente comincia a creare problemi, intervenga lui stesso per sottrarle a certe imbarazzanti situazioni. Del resto, Toni Zanchetta conosce bene il brodo di coltura del Nordest. Un mondo corrotto, dove si fa ma non si dice, dove vige ancora la legge del perbenismo e del non immischiarsi nelle storie altrui. Un microcosmo dove gli affari si concludono in nero, dove la droga scorre a fiumi, ma è opportuno fingere di non saperlo. Dove le mafie spadroneggiano con feroce determinazione, pur senza pestare i piedi alle forze dell’ordine.

Tutto fila abbastanza liscio fino a quando una delle ragazze scompare. Claire, negli ultimi tempi, sembrava accettare le regole del mestiere con sempre più fastidio. Anche perché lei era arrivata in città, dal paesello, per studiare all’università e non per prostituirsi. Subito il Francese si trova al centro dei sospetti della polizia. È una donna, il commissario Franca Ardizzone, a braccarlo, a incalzarlo con l’accusa di avere fatto fuori la ragazza. Eliminarla è la logica conseguenza, secondo la poliziotta, del fatto chelei era pronta ad abbandonare il suo macrò.

In pochi giorni, la vita di Toni Zanchetta viene stravolta da una serie di avvenimenti che, forse, non aveva messo in preventivo nemmeno nei suoi peggiori incubi. Anche perché per procurarsi un alibi che fermi l’incalzare investigativo di Franca Ardizzone, il Francese deve piegarsi alle pressioni della mafia serba. Dovrà cedere la maison, accettare che le madamoiselle si prostituiscano per quella gente rozza e senza scrupoli. Solo così riuscirà a mettersi al riparo dalle indagini.

Ma un macrò come lui, che in fin dei conti ha sempre avuto un suo codice di comportamento, non può arrendersi così. Infatti, Toni Zanchetta comincia a indagare per conto suo sulla scomparsa di Claire. Scoperchiando un mondo fatto di violenza, connivenze, vigliaccherie, omertà, che, fino a quel momento, aveva soltanto sfiorato.

Costruito attorno a un personaggio ripugnante, eppure dotato di una carica umana che contagia il lettore e lo trascina a parteggiare per lui, “Il Francese” è un romanzo sulle miserie della provincia. Dove il lato torbido della realtà finisce sempre per essere nascosto sotto il tappeto di un bigottismo imperante e di un perbenismo che fa comodo a tanti. Massimo Carlotto costruisce un romanzo duro, racconta la sua storia con uno stile netto, mai sopra le righe, e una prosa essenziale, tagliente. Dosa la necessità di far esplodere la violenza senza mai eccedere.

Ottimo debutto, insomma, nel Giallo Mondadori per uno scrittore come Massimo Carlotto che non tradisce mai. Fin dai tempi del suo lontano esordio narrativo con “Il fuggiasco”. Era il 1995, da allora lo scrittore padovano ha pubblicato oltre una trentina di romanzi e tantissimi racconti.

<Alessandro Mezzena Lona

 

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